martedì 27 giugno 2017

VOLEMOSE BENE - AGRICOLTURA SENZA CONTADINI



 “Stiamo andando verso una agricoltura senza contadini. E se questi ultimi spariscono, nelle mani di chi resterà la nostra alimentazione?” La risposta è scontata, ma paradossalmente la domanda non è retorica! Esther Vivas è una giornalista spagnola, quindi si rifà alla sua realtà nazionale, ma se ci pensiamo bene globalizzazione vuol dire distruggere le differenze a “beneficio” di una massificazione indistinta, un “proletariato post-ideologico” privato di qualsiasi valore spirituale e sociale, quindi quanto scrive la Vivas si applica bene a qualsiasi contesto nazionale, soprattutto a quelli, come l’Italia e i paesi mediterranei, in cui la piccola impresa agricola costituisce ancora e malgrado tutto, l’asse portante di questo settore produttivo. Trovare le corrispondenze, coglierne le implicazioni, comprenderne le finalità, forse potrebbe aiutare a dare dei contenuti a quella risposta che altrimenti rischia di rimanere solo una protesta “a parole”, senza alcuna seria conseguenza.

Un’agricoltura senza contadini
di Esther Vivas 

L’Unione europea sembra essersi impegnata a far scomparire i piccoli agricoltori. Questa è la conclusione cui si arriva in base alla riforma della politica agricola comune (PAC) adottata ultimamente a Bruxelles, e le relative misure che, ancora una volta, vanno a beneficio di grandi proprietari terrieri e dell’industria agro-alimentare, e a scapito di quanti effettivamente lavorano e proteggono la terra.

Una sola cifra: nonostante il fatto che, nello stato spagnolo, solo 350.000 persone siano ufficialmente registrate come occupate nel settore agricolo, 910.000 persone ricevono aiuti agricoli. Ma allora, chi sono questi 560.000 destinatari di sovvenzioni che, pur non essendo contadini, ricevono comunque questi importi? Il rapporto «Una Politica Agraria Comune per l’1%», dei Veterinarios sin Fronteras, lo indica chiaramente. Si tratta di imprese del settore agro-industriale, di grandi viticoltori, di supermercati e di grandi proprietari terrieri. I loro nomi: Pasta Gallo, Nutrexpa, Osborne, Nestlé, Campofrío, Mercadona, la Casa de Alba, per citare solo i maggiori beneficiari.
Certo, con la ‘nuova PAC’, aeroporti, ferrovie e campi da golf non riceveranno più aiuti «agricoli». Immagino che questo furto, questa appropriazione indebita, stesse diventando fin troppo scandalosa. Ma altri amici di Arias Cañete (Ministro dell’agricoltura spagnolo del governo PP, NdT) continueranno a ricevere grandi sovvenzioni. Sua moglie, per esempio, Micaela Domecq, latifondista andalusa e proprietaria delle ‘Cantine Domecq’. Si sa: chi sparte si prende la miglior parte.
Come sostiene il sindacato agricolo COAG nella sua analisi e valutazione della riforma della PAC: “corriamo il rischio di uno smantellamento di un settore, quello agricolo, strategico per la nostra economia”. Il che non è una novità, ma con le misure correnti non si farà che accelerare le cose. Oggi, meno del 5% della popolazione attiva in Spagna lavora in agricoltura, e una parte molto significativa di questi sono anziani. Cosa che, in base agli standard attuali, è simbolo di modernità e progresso. Forse dovremmo cominciare a chiederci con quali parametri si definiscono questi due concetti.
L’agricoltura contadina è un’attività in estinzione. Ogni anno, migliaia di aziende agricole cessano la loro attività. Sopravvivere in campagna e lavorare la terra non è facile. E sono loro i più grandi perdenti nel modello corrente di produzione, distribuzione e consumo di cibo, proprio chi il cibo lo produce. Secondo la COAG, i redditi agricoli nel 2007 erano al 65% del reddito medio. Il loro impoverimento è evidente.
Stiamo andando verso una agricoltura senza contadini. E se questi ultimi spariscono, nelle mani di chi resterà la nostra alimentazione? Credo che la risposta sia chiara: nelle mani di una manciata di imprese dell’agro-industria e delle aziende della distribuzione che controllano ciascuno dei collegamenti nella catena alimentare, dalle sementi al prodotto finale. Cargill, Monsanto, Syngenta, Dupont, Procter & Gamble, Nestlé, Kraft, Mercadona, Eroski, Carrefour, Alcampo, El Corte Inglés… sono questi, alla fin fine, a darci da mangiare.

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