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martedì 13 marzo 2018

VOLEMOSE BENE - IL FUTURO DEL CIBO 2



Proseguo con la pubblicazione del Manifesto sul futuro del cibo; come si vedrà, per chi ha potuto conoscere la realtà rurale solamente di 25 anni fa, si auspica un “ritorno all’antica”, quindi nulla di nuovo sotto il sole; un ritorno a quella conduzione dell’agricoltura e produzione dell’alimento che vedeva protagonista l’uomo e la famiglia, a garanzia di una sana competizione per la qualità che dopo è stata soppiantata da una subdola propaganda industriale che ha cominciato a fare concorrenza con il prezzo più “economico” e ha finito per distruggere una intera realtà produttiva. I contadini ci sono ancora, è vero, ma ormai il gran flusso di cibo che produce la terra è commissionato e convogliato verso l’industria alimentare che purtroppo cura maggiormente l’etichetta che la sostanza e la qualità. Così mi dico, mettiamo uno stop alle idee balzane che quotidianamente ci insinuano nella testa perché quando una riforma è fatta, una legge entra in vigore, una consuetudine si è affermata, anche se sono pessime, è difficile se non proprio impossibile tornare indietro. E questo a me non sembra certo progresso.

lunedì 26 febbraio 2018

VOLEMOSE BENE - IL FUTURO DEL CIBO



Propongo la prima parte del “Manifesto sul futuro del cibo” perché ritengo che la lettura di testi che forniscono informazioni in controtendenza possa essere di qualche utilità per acquisire qualche informazione in un mondo che tende a standardizzare tutto. Purtroppo anche la dove ci sono le migliori intenzioni spesso si finisce per collocarsi sotto qualche etichetta, ecologismo, biologismo, biodiversità, sostenibilità, ecc. che a mio avviso, cercando di definire e circoscrivere, riescono a complicare ciò che invece è molto semplice e riguarda prima ancora che l’ambito sociale, quello della coscienza personale. Basterebbe, se si vuole, recuperare uno stile di vita consono alle reali necessità, quello che nei paesi occidentali era ancora ravvisabile nelle nostre campagne trent’anni fa quando l’industrializzazione spinta non le toccava ancora; si rispettava la terra e quello che produceva, quindi non si sprecava e si rispettava la stagionalità; ma si commerciava anche e ci si impegnava per distinguersi nell’eccellenza della produzione e della lavorazione del prodotto. Basterebbe cominciare dal non lasciare il rubinetto dell’acqua più aperto del necessario, o pretendere di mangiare le ciliegie d’inverno, ma anche non lamentarsi se l’olio e il vino hanno un po’ di fondo e qualche mela non è proprio tirata a lucido: questo confermerebbe un primo piccolo passo in controtendenza, rispetto a una mentalità fagocitata da mille suggestioni.

Il MANIFESTO SUL FUTURO DEL CIBO


Parte Prima

INTRODUZIONE: fallimento dell'agricoltura industriale


La spinta crescente verso l’industrializzazione e la globalizzazione del mondo agricolo e dell’approvvigionamento alimentare mette in pericolo il futuro dell’umanità e il mondo naturale. Efficienti sistemi agricoli costruiti dalle comunità indigene locali hanno alimentato gran parte del mondo per millenni, mantenendo l’integrità ecologica e continuano a farlo in molte parti del pianeta. Ma oggi vengono rapidamente sostituiti da sistemi tecnologici e monocolture controllati dalle multinazionali e finalizzati all’esportazione. Questi sistemi di gestione manageriale a distanza incidono negativamente sulla salute pubblica, sulla qualità alimentare e nutritiva, sulle forme tradizionali di sussistenza (sia agricole che artigianali) e sulle culture indigene e locali, accelerando l’indebitamento di milioni di agricoltori e il loro allontanamento dalle terre che hanno tradizionalmente nutrito intere popolazioni, comunità e famiglie. Questa transizione aumenta la fame, i senza tetto, la disperazione ed i suicidi fra i contadini. Nel contempo degrada i processi su cui si fonda la vita sul pianeta e aumenta l’alienazione della gente dalla natura e dai legami storici, culturali e naturali degli agricoltori e di tutti gli altri cittadini con le fonti di cibo e sussistenza. Contribuisce, infine, a distruggere le basi economiche e culturali delle società, minaccia la sicurezza e la pace e crea un ambiente che produce la disintegrazione sociale e la violenza.

lunedì 10 aprile 2017

VOLEMOSE BENE - Codex Alimentarius

Eppure crediamo che sulla nostra tavola arrivino solo cose buone: ma l’interesse di pochi può coincidere con il bene di tanti?