
Mi ricordo molto bene l’odore di questa minestra che si diffondeva
dalla cucina della casa di campagna dove allora abitavano i miei
suoceri. L’odore e questa minestra per la verità non hanno niente
di particolare, anzi, è una minestra povera, rustica che in Piemonte
“insistono” a preparare prevalentemente nel periodo “dei
morti”. È di cottura lenta e lunga come le notti di novembre; è
appetitosa e riscalda e sicuramente poteva essere necessaria per
avere un piacevole ristoro negli umidi e freddi anni del passato,
quando la stufa della cucina provvedeva a tutta la casa. Negli
odierni giorni novembrini, forse abbiamo bisogno piuttosto di un
calore che ci scaldasse l’anima o rinfrancasse l’umore. Questa
umile minestra a me dà anche questo, facendo riaffiorare i ricordi
dei cari che non sono più qui con me, i cari che mi regalavano il
senso rassicurante della protezione famigliare degli anziani. Proprio
quello di cui ho bisogno in questi giorni, quando dalla finestra
scorgo solo una nebbia ceca. Mia
suocera cuoceva delle quantità esagerate di cisrò che poi
mangiavamo per 3/4 giorni: è l’uso antico! Potete sostituire la
carne di maiale con altri tipi: vitello, manzo, anche l’agnello –
viene ugualmente buona. E se volete avere una cisrò più gustosa,
d’altri tempi, aggiungete anche qualche pezzo di testina, un
orecchio e il codino del maiale.