"Donne di mais" di Esther Vivas, fra gli articoli proposti della stessa autrice,
presenta i maggiori connotati ideologici di impronta marxista. Seppure tutto è
politica, si potrebbe dire, perché non c’è nulla di ciò che un individuo pensa
e fa che non vada a influire sugli equilibri della “polis”, tuttavia ogni
categoria ideologica in ultimo costituisce solo una gabbia, quindi un limite
per la Verità. Pertanto tutti coloro che vorranno leggere questa pagina, se
condividono quanto appena asserito, dovrebbero cercare solo di cogliere le
informazioni, che danno la misura di cosa bolle in pentola, i tratti essenziali
della "ricetta" che si sta preparando che per la sua natura presenta quegli
"ingredienti" oppressivi di un sistema che affamando gli uomini li controlla e li
domina come fossero animali. Non si può dunque che dissentire anche con le
conclusioni perché un male come la “globalizzazione” non si può combatterlo con
un’altra “globalizzazione parziale” (com’è la “resistenza al femminile”), ma
semmai operando un raddrizzamento delle coscienze che si fondi sul
riconoscimento di Principi Universali. Fatto ciò, “recuperare il nostro diritto
a decidere su cosa, come e dove si produce ciò che mangiamo, della
riappropriazione della terra, dell’acqua e delle sementi da parte dei contadini
e di combattere il monopolio lungo la catena agroalimentare”, verrà da sé.
DONNE DI MAIS
di Esther Vivas
Si calcola che nei paesi del Sud del
mondo ricada sulle donne tra il 60 e l’80% della produzione
alimentare (un 50% a livello mondiale): sono esse che si occupano della
lavorazione della terra, della manutenzione delle sementi, della raccolta e
dell’acqua. Sono loro che portano avanti le coltivazioni di alimenti, quali
riso, grano e mais, che sfamano le popolazioni più povere del Sud del mondo, ma
nonostante il loro ruolo fondamentale sono proprio le donne, insieme ai
bambini, coloro che soffrono di più la fame.