Di questi tempi, avendo quasi sempre i
malfattori il coltello dalla parte del manico, è facile veder approvate leggi e
comminate pene per comportamenti che solamente qualche decennio addietro
costituivano attività del tutto spontanee e naturali come raccogliere l’acqua
piovana o mettere da parte le sementi per la produzione futura. Oggi tutto deve
essere controllato, registrato, approvato e fino a qui potrebbe anche andare
bene, se non fosse che chi assurge al ruolo di “controllore” ha interessi e
mani in pasta, quindi non è terzo e spesso oltretutto ha la “stazza” dell’Impresa
Multinazionale, con tutto ciò che comporta quanto a potere, influenza, risorse
di ogni genere. Così assistiamo alla messa al bando, “fuori legge”, di
tantissimi dei nostri semi, frutti, ortaggi antichi che hanno sfamato per
secoli la gente e hanno l’unica colpa di non essere sufficientemente idonei
alla produzione intensiva che se da un lato arricchisce sempre di più quelle
Multinazionali, dall’altro impoverisce per non dire rovina le piccole imprese
agricole che o si “omologano” o scompaiono. Assistiamo quindi con favore a quei casi in
controtendenza, come accade con la risciola, un grano tenero che ha i suoi
natali nel lontano 1500 in irpinia e che oggi forse, grazie all’impegno di alcune aziende
agricole determinate a riproporlo, ritorna ad avere per le sue caratteristiche,
il merito e il lustro che gli competono; un ottima notizia anche per i ciliaci.