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sabato 12 settembre 2020

TRADIZIONE E CIBO - REGOLE ALIMENTARI DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO

Dopo aver illustrato la disciplina alimentare della Chiesa latina caratterizzata da una certa libertà, proseguiamo la nostra indagine occupandoci della Chiesa ortodossa o d'oriente. Qui la parola disciplina assume un connotato più consono alla sua origine etimologica, quindi si tratta di un'istruzione che anche attraverso le norme alimentari viene data affinché il nutrimento sia consono a uno sviluppo armonico e spirituale dell'essere.

domenica 17 maggio 2020

DAI CIBO! DAI CIBO! DAI CIBO!



L'episodio riportato sotto fa parte del Mahā Aśvamedha Parvan del Mahābhārata, considerato come la continuazione della Bhagavad Gītā (Anu Gītā). Si basa sulla concezione dell'annamayakośa (involucro di Ātman fatto di cibo; il corpo dei cinque kośa della Taittirīya Upaniṣad).  Dare cibo al popolo è il primo dovere rituale (svadharma) di uno kṣatriya (re, cavaliere o semplicemente, per estensione, governante).

sabato 15 settembre 2018

TRADIZIONE E CIBO - LIBERTÁ ALIMENTARE CRISTIANA


Riprendo la disamina cominciata nella sezione "Tradizione e cibo" con la cucina Indù e quella Giudaica, proponendo ora qualche nota sulle norme alimentari Cristiane che si caratterizzano per lo più con il criterio della "libertà alimentare", anche se a ben vedere Cristo, per come ci viene presentato nei Vangeli, non sembra mangiare proprio di tutto in omaggio a quel principio per cui è venuto a dare compimento alla Legge di Mosè e non ad abrogarla.

[Nell'immagine sopra Giotto, Le nozze di Cana]

sabato 11 agosto 2018

TRADIZIONE E CIBO - POMODORO

Tomatl lo chiamano gli Aztechi, nome tradotto quasi letteralmente nelle principali lingue europee, tranne in italiano perché il botanico senese Pierandrea Mattioli, ispirato dal colore del frutto che originariamente era giallo dorato, lo battezzò pomo d'oro; sopravvive tuttavia l'idioma originario in diverse accezioni dialettali. Fra Bernardino de Sahagùn riferiva, dopo la conquista del Messico, che si vendeva al mercato di Tenochtitlàn, un sugo a base di pomodoro mescolato a peperoncino, semi di zucca, peperoncini verdi piccanti insieme con altri ortaggi che lo rendevano particolarmente saporito. Ma il pomodoro accompagnava anche carni e pesci.

sabato 23 giugno 2018

ACQUA DI SAN GIOVANNI



Eccoci giunti alla notte di San Giovanni ed ecco pronti i suoi fiori, le sue erbe e anche altri per preparare la sua acqua. La mia ricetta prevede iperico, lavanda (spighetta di San Giovanni) e rosmarino che non possono mancare perché direttamente collegati al Santo; inoltre ho aggiunto fiori profumati simbolici come rosa, gelsomino, melagrana, camomilla. 

sabato 7 aprile 2018

TRADIZIONE E CIBO - LA VITE E IL VINO NELLA TRADIZIONE EBRAICA




Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio Altissimo
Genesi, 14:18

Mi ha introdotto nella cella del vino 
e il suo vessillo su di me è amore.
Cantico dei Cantici, 2:4

Questi versetti di due Libri fondamentali dell’Antico Testamento, mostrano la rilevanza spirituale del vino nella religione ebraica, tale per cui non stupisce la sua trasformazione neotestamentaria in sangue, la componente essenziale del sacrificio. Faccio seguire alcune brevi note pratiche sull’impiego rituale di questa bevanda e la coltivazione della vite che confermano come per gli ebrei sia perfettamente attuato il versetto del Siracide secondo cui il vino è come la vita dunque occorre che l’uomo ne beva con misura (31:27).


sabato 31 marzo 2018

TRADIZIONE E CIBO - UOVO PASQUALE

Quella del dono dell'uovo e l'usanza di mangiarlo a Pasqua è una vera e propria tradizione che risale almeno al Medioevo anche se oggi ha assunto un connotato "romantico" e consumistico; come pure la sorpresa al suo interno ha un significato tutt'altro che trascurabile, allora ecco qualche notizia al riguardo e tanti auguri.

sabato 24 marzo 2018

TRADIZIONE E CIBO - VALORE SIMBOLICO DEL CIBO: IL CIBO DELLE FESTE EBRAICHE


Proseguo la trattazione inerente il significato del cibo nella Tradizione ebraica, prendendo sempre a prestito dal saggio di Laura Scopel (Le prescrizioni alimentari di carattere religioso); esaminaniamo ora la valenza spirituale delle feste ebraiche, il loro significato simbolico e i cibi che imbandiscono le tavole e vengono consumati.

L’alimentazione ebraica ha certamente assunto un ruolo importante nella difesa della coesione del gruppo, sia nel contesto familiare che in quello più ampio della comunità, contribuendo a rafforzare l’identità collettiva distinguendola dalle altre.
Gli aspetti più significativi dell’importanza dei costumi alimentari nel processo di costruzione di percorsi identitari, individuali e collettivi, ispirati ai valori dell’Ebraismo, si rinvengono durante la celebrazione delle feste liturgiche.

mercoledì 14 marzo 2018

TRADIZIONE E CIBO - VALORE SPIRITUALE E SIGNIFICATO CULTURALE DELLE REGOLE ALIMENTARI EBRAICHE


         [Gli ebrei guidati da Mosè raccolgono la manna nel deserto, in un’opera di Nicolas Poussin]

La rappresentazione del cibo come dono del Creatore nella Toràh*


Nella Toràh una delle prime immagini bibliche presenta il Creatore come colui che dona il cibo a ogni creatura vivente: infatti, sul far del tramonto del sesto giorno della Creazione, dopo aver dato vita ad animali ed esseri umani, sfama allo stesso modo le bestie selvatiche, gli uccelli del cielo, gli esseri che strisciano e l’essere umano, of­frendo a ciascuno di questi lo stesso cibo: l’“erba che produce il seme”, l’“albero in cui è il frutto che produce il seme” e “ogni erba verde”[1]

giovedì 8 marzo 2018

TRADIZIONE E CIBO - MIMOSA (ACACIA)




Questa pianta mi è particolarmente gradita perché è fra le prime a fiorire quando è ancora inverno, preannunciando coi suoi colori e profumi a un tempo intensi e delicati, la primavera che verrà.

mercoledì 7 febbraio 2018

BLINI




Si conclude oggi in Russia, “Masleniza” (dalla radice maslo, che richiama il burro, quindi “burrosa”) - la settimana che precede la Quaresima - e una caratteristica di questi giorni è quella di preparare e consumare quotidianamente i blini, una sorta di crespelle. Questa domenica, l'ultima prima della Quaresima, si fa memoria della cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva e ci si chiede reciprocamente perdono (anche i sacerdoti lo fanno nei confronti dei fedeli) e si mangiano per l'ultima volta i blini con il burro fuso, prima che domani cominci l'austerità del digiuno e della penitenza, che per quanto concerne l'ortodossia è molto più scrupolosa che nel cattolicesimo.



La mia cara mamma 
 li fa a regola d'arte: 
sottilissimi, leggermente spugnosi, con buchini infiniti 
come le stelle nel cielo 
di una notte d'inverno russa. 
Per il palato sono perfetti 
e la loro forma rotonda 
e il colore dorato, 
simboleggiano il sole che cresce.






sabato 6 gennaio 2018

TRADIZIONE E CIBO - SATTVA, ALIMENTARE L'ARMONIA



"Di tutte le regole ascetiche, quella relativa all'assumere cibo sattvico in quantità moderate è la migliore; osservando questa regola la qualità sattvica della mente aumenta e questo aiuterà l'auto-osservazione"*.
Questa nobile citazione mi perpette di introdurre un nuovo capitolo dedicato all'alimentazione tradizionale indù. Premesso che sattva è uno dei guna (attributi principiali della sostanza universale dalla cui commistione traggono origine le caratteristiche psichiche e corporee dell'essere), occorre non scordare mai, quando si considera il nutrimento secondo la prospettiva tradizionale, che siccome si diviene effettivamente quello che si mangia (e si pensa) certi cibi favoriscono delle tendenze piuttosto che altre, quindi non è casuale che vengano accolti con favore o rifiutati, a seconda che elivino o mortifichino le possibilità spirituali dell'uomo e ciò a prescindere da considerazioni su "proprietà nutrizionali", da valutazioni "scientifiche", sociali e commerciali. Prendiamone ad esempio alcuni che oggi sono molto diffusi.

*(Sri Ramanarpanam Astu)

venerdì 1 dicembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - IL RITO RUSSO DI BERE THÈ (II)

  Il rito tradizionale russo di bere il tè
  di Marina Komarova

  (parte II)

 

Con cosa si consuma?

Al contrario delle tradizioni cinesi e giapponesi in Russia si apprezzava, e si apprezza, non solo la qualità della bevanda ma anche con cosa si abbina, cioè una innumerevole scelta di cibi, dolci o salati. In generale possiamo trovare prodotti da forno dolci ma anche torte salate e tartine con prosciutto e formaggio. Come una volta, anche oggi la mattina a colazione il tè viene accompagnato a pane, panini morbidi, ciambelle (simili ai taralli pugliesi), ciambelline con semi di papavero, “kalacì” (pagnotte a forma di lucchetto) o biscotti. Agli inizi del secolo scorso, la domenica o in presenza di ospiti, nelle famiglie borghesi venivano preparate delle torte, mentre nelle case del “intellighenzia” russa si usava servire tartine salate, halvà (un dolce orientale a base di farina di semi oleosi), piccola pasticceria, frutta fresca e secca.

sabato 25 novembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - IL RITO RUSSO DI BERE THÈ (I)



 
Il rito tradizionale russo di bere il tè

di Marina Komarova

(parte I)


Il tè è una tra le bevande più popolari in Russia, ed il suo uso, con tutto ciò che ruota intorno ad esso, lo fa collocare come un elemento caratteristico del costume nazionale. Il tè ti riscalda durante le fredde serate invernali, ti rincuora durante i ricevimenti estivi, fa radunare intorno alla tavola gli ospiti o i membri della famiglia. È il pretesto per una conversazione informale, molto intima. Molta gente in Russia inizia la sua giornata con una tazza di tè, o magari due. Proseguendo, anche negli uffici più efficienti, incontrarsi con i colleghi a prenderne una tazza è segno di pausa conviviale; la sera è la bevanda che ti “riconcilia” con la vita. Con il tè, si termina qualsiasi pasto, ma si può prendere anche separatamente, ad esempio con i dolci: l’ingrediente importante, comunque, è trovarsi in buona compagnia, berlo senza fretta, insomma, goderselo. Nel mondo moderno, purtroppo, questi momenti sono sempre più rari, ma la cultura del consumo, gli oggetti necessari per questo rito ed i costumi si conservano tutt’oggi.  
Lo spunto per scrivere del tè mi è venuto ricordando un fatto. Un giorno stavo prendendo un tè con una cara amica di Firenze, a casa mia, a Mosca. Per farlo raffreddare, ho versato il liquido dalla tazza al piattino a bordo alto, “alla borghesina”, come si faceva una volta. “Cosa ti è successo!? – esclamò stupita l’amica – hai rovesciato il tè? Aspetta, ti do una salvietta!”. Questo piccolo fatto è stato lo spunto per far conoscere alla mia amica (e a tanti altri amici italiani) le usanze del “prendere il tè alla russa”. Ma proseguiamo per gradi.

mercoledì 1 novembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - NORME ALIMENTARI INDUISTE



“Occorre cautelarsi nei riguardi di quel male che ha il nome di avidità. Si usi pertanto la carità come medicinale e così venga considerato il nutrimento che viene offerto e ricevuto. Non si desideri quindi un cibo raffinato”. 
Sri Shankarâchârya 


Addentrandosi un po' nelle norme alimentari indù (senza ovviamente aver la pretesa di essere esaustivi) si ha la sensazione di entrare in un ginepraio in cui è più facile perdersi che trovare quello che si stava cercando; per tale ragione è opportuno non scordare mai che essendo l'India la culla della Tradizione, nella sua società le basi non possono che essere solide e i principi precisi, meglio dire immutabili, quindi non si possono leggere certi dati con le categorie di pensiero moderne che tendono a dividere piuttosto che cogliere l'elemento unificante di tutto. Per tali ragioni anche lo "stile alimentare" di questa civiltà, come di tutte quelle che hanno ancora una connotazione tradizionale, deve essere considerato nella prospettiva che l'alimento è parte integrante di un Rito che ha come scopo primario di mantenere l'armonia e indicare la strada che ricongiunge gli esseri al loro Principio Eterno. Quindi il pasto di un uomo o del suo gruppo di appartenenza, rivela quella che è la natura propria e l’aspirazione che hanno: cosa si mangia e cosa si rifiuta di mangiare; come si mangia e dalle mani di chi si accetta cibo stabiliscono un ordine gerarchico naturale e “il principio, per dirla con una boutade, è che più la mia casta è elevata più sono schizzinoso ed esigente in tutte queste cose.

venerdì 22 settembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - THÈ, UN PO' DI STORIA





Il thè è originario della Cina, nella regione nota come Yunnan, di questo non si dubita, tanto che si può affermare che nessuno beveva thè prima dei cinesi, men che meno gli indiani. Infatti il thè in India, lo portarono gli inglesi a seguito della così detta “guerra dell'oppio”,  quando la Cina chiuse le frontiere. Si narra che una spia inglese, Robert Fortune (a fianco), botanico scozzese del XIX° secolo, abbia aiutato la East India Trading Company a carpire i segreti della produzione di thè dalla Cina; rubò delle piantine di Camelia Sinensis e le trafugò in India dove furono coltivate e permisero agli inglesi di avere il “loro” thè. In realtà oggi sappiamo che le cose non sono proprio andate esattamente così. E sappiamo anche che secondo alcuni, la Camelia Sinensis var Assamica, è considerata una pianta autoctona della zona dell'Assam, ovviamente prove certissime non ce ne sono. Sembra comunque più ragionevole asserire che il thè come bevanda, sia nato in Cina, perché prima dei cinesi, anche se queste piante erano diffuse anche altrove, nessuno aveva avuto l'idea di usarle per farne un decotto o un infuso.

martedì 12 settembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - LA VALENZA SIMBOLICA DEL CIBO NEL MONDO INDIANO

In un altro post ho fatto riferimento alla Traittirîya Upanishad per evidenziare come l'alimento per gli Indù sia assimilabile se non addirittura coincidente con il Brahman stesso, la Realtà Assoluta. Prima di "dare la parola"  a Laura Scopela, riportando un estratto di "Le prescrizioni alimentari di carattere religioso", vorrei aggiungere per completezza come si conclude  l'Anuvâka 2 dell'Adhyâya II della Umanishad menzionata:


In vero, al di là di quello, che è questo [corpo] costituito dall’essenza del cibo, vi è un altro e [più] interno sé [=veicolo-corpo] costituito di energia vitale. Da questo [corpo costituito di energia vitale] è riempito quello [costituito di cibo]. In vero, questo stesso [veicolo costituito di energia vitale] ha ancora fattezza umana. Questo [sé di energia vitale] dalla fattezza umana è conforme alla fattezza umana di quello [più esterno costituito di cibo].

Di questo, il prāna[1] stesso è il corpo. 
Il vyāna[2] è il lato destro [meridionale]. 
L’ apāna[3] è il lato sinistro [settentrionale]. 
Lo spazio è l’Ātmā [il tronco]. 
La Terra è l'estremità quale base stabile.  
Anche a tale riguardo vi è questo Śloka[4].

Questo consente di lasciare intravedere molto di più di quanto non possa emergere da scritti come quello della Scopel che pure hanno l'indubbio merito di sensibilizzare e avvicinare il pubblico a un argomento così importante come quello dell'alimentazione tradizionale, proponendolo inoltre in una prospettiva non molto usaule per questi tempi che il lettore interessato potrà senz'altro approfondire per conto proprio.



La valenza simbolica del cibo nel mondo indiano
di Laura Scopel



L’Induismo, confessione religiosa che in Italia conta circa cinquemila fedeli e tiene rapporti con cinquanta­mila induisti immigrati, ha fatto dell’alimentazione uno dei suoi dogmi di maggior spessore. Il cibo nelle sue diverse modalità di cottura e consumazione, sommate alle differenti fasi di elaborazione che il corpo umano gli riserva, ha assunto una valenza simbolica e spirituale fin dal Vedismo, considerato ormai unanimemente l’origine di quello che noi oggi definiamo Induismo.
Gli induisti ritengono che la posizione sociale di un uomo o di un gruppo dipenda anche dagli alimenti che rifiuta di mangiare, poiché l’appartenenza a un casta gerarchicamente superiore comporta maggiori restrizio­ni alimentari.
Il cibo è un veicolo di scambio poiché attraverso l’alimentazione si condividono meriti e demeriti sociali e, inoltre, può comportare conseguenze negative sul piano del ciclo delle rinascite poiché, se proibito, conta­mina i tessuti del corpo in cui si è trasformato. La marginalità sociale trova spesso espressione attraverso riferimenti alla sfera del cibo invero quelli che vengono chiamati “fuori casta” vengono definiti “gente che cucina cani”.

mercoledì 9 agosto 2017

TRADIZIONE E CIBO - BETULLA
























[Nell'immagine: Mario Sampieri, Bosco di betulle]

La betulla "Signora delle foreste", di cui si sono già viste le proprietà e l'impiego in fitoterapia, assume un ruolo simbolico importante per la Tradizione di diversi popoli perché seppure non è altissima (può raggiungere al massimo 25 m. di altezza) e non particolarmente longeva (difficilmente la sua vita media supera il secolo) è considerata l'Albero cosmico dagli sciamani siberiani (probabilmente per il colore bianco argento del tronco, l'aerea luminosità e la resistenza al freddo che le consente di giungere sino al limitare della tundra); mentre dai Celti era considerata l'albero preposto al mese che cominciava col solstizio d'inverno, dunque un albero "aurorale", il primo nella foresta nordica a mettere le fogli insieme con il sambuco. Per questo motivo, nei riti contadini si adoperavano verghe di betulla per scacciare lo spirito del vecchio anno.

sabato 22 luglio 2017

TRADIZIONE E CIBO - PAPAVERO





Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi
(Cantico 2:11-12)


[Nell’immagine: il papavero in una tavola dell'opera di Dioscoride contenuta nel Codex Vidobonensis (VI secolo), custodito nella Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna]


mercoledì 12 luglio 2017

TRADIZIONE E CIBO - GIRASOLE














Portami tu la pianta che conduce
Dove sorgono bionde trasparenze
E vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.