venerdì 7 luglio 2017

VOLEMOSE BENE - SICUREZZA ALIMENTARE DI CHI?



Venditori di cibo e di bugie
Esther Vivas 

Ci dicono che il nostro cibo non è mai stato così sicuro come adesso, che il cibo non ha mai subito tanti controlli come ora. Tuttavia, periodicamente, scoppiano nuovi scandali alimentari. L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha la responsabilità di assicurare, in teoria, che ciò che mangiamo è sano. Ma chi c’è dietro questa agenzia che svolge un ruolo chiave nell’autorizzazione di migliaia di prodotti, come pesticidi, ogm e additivi alimentari, che finiscono sul nostro tavolo? Vediamolo.

L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare è presentata, come dichiarato sul suo sito web, come «la pietra angolare della valutazione del rischio dell’Unione europea sulla sicurezza alimentare». L’Agenzia è stata creata nel 2002, dopo una serie di scandali, come quello della malattia della mucca pazza, alla fine degli anni ’90. Il suo obiettivo: migliorare la sicurezza alimentare e ripristinare e mantenere la fiducia nella catena alimentare. Secondo quanto scritto il suo impegno è «fornire un supporto indipendente e obiettivo di consulenza scientifica». Siamo certi?
La Corte dei conti europea non sembra essere d’accordo con queste affermazioni, come si evince dal suo rapporto «Gestione dei conflitti di interessi in alcune agenzie dell’Ue» (settembre 2012), affermando che l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, insieme ad altre tre agenzie europee controllate, «non riesce a gestire correttamente i conflitti di interesse». E aggiunge che questi «rischi di conflitti di interesse sono incorporati nelle strutture di queste agenzie (…) e nella dipendenza delle indagini realizzate per l’industria». Più chiaro dell’acqua.
Come aneddoto, le conclusioni del rapporto della Corte dei conti europea contrastavano con le lodi di valutazione, che poco tempo prima, erano stato fatte da una ricerca privata dalla Ernst & Young, commissionata ovviamente dalla stessa Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
La critica della mancanza di neutralità dell’Agenzia, non è una novità. Le organizzazioni Corporate European Observatory y Earth Open Source nel febbraio 2012, in coincidenza con il decimo anniversario dell’istituzione, hanno pubblicato il rapporto «Conflitti nel menù: un decennio di influenza dell’industria presso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare», che ha generato polemiche. In questo studio si mette in dubbio l’indipendenza dell’Agenzia e vengono denunciati i suoi stretti legami con esperti di business del settore.
E che cosa significa questo per i consumatori? Un esempio è la regolamentazione dei prodotti alimentari. Quando una società vuole introdurre una nuova sostanza o un prodotto sul mercato, deve presentare all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare e alle istituzioni dell’Unione europea un dossier sulla valutazione del rischio di questi prodotti. Su richiesta della Commissione, il comitato scientifico dell’Agenzia esamina questo dossier e pubblica un parere scientifico in materia, con il quale i rappresentanti degli stati membri possono prendere una decisione. Il problema? L’Agenzia fonda le sue valutazioni, in fondo, su studi condotti da parte dell’industria, che spera di realizzare enormi profitti con la commercializzazione di questi prodotti. Relazioni scientifiche indipendenti non sono prese in considerazione. E quindi, il meccanismo favorisce, senza dubbio, gli interessi delle grandi industrie a danno della società.
Così, sostanze e prodotti reperibili sul mercato, come l’aspartame, un dolcificante non calorico, o il bisfenolo A (Bpa), presente negli imballaggi di plastica per alimenti, secondo rapporti scientifici indipendenti pregiudicano la nostra salute. Ma questi studi non sono mai stati presi in considerazione da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. La situazione non è nuova. Molti rapporti che lodavano le virtù del tabacco finanziate dall’industria dei tabacchi, per fortuna, sono rimasti lettera morta.
Dietro tutto questo c’è il peso dell’industria con la dinamica della «porta girevole». I dipendenti e gli esperti dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare dopo un po’ vanno a lavorare in aziende agro-alimentari oppure in quello delle biotecnologie e viceversa, determinando una situazione di evidente, tranne, a quanto pare, per loro, conflitto di interessi. Ci sono molti esempi. Suzy Renckens, coordinatore scientifico del panel ogm ha lasciato il suo incarico all’Agenzia nel 2008 per assumere quello di direttore della lobby sull’Ue Syngenta. David Carlander, funzionario dell’Agenzia, incaricato per le Linee guida progettuali per l’utilizzo delle nanotecnologie nei prodotti alimentari, nel 2011 è diventato il direttore della lobby della nanotecnologia Industries Association a Bruxelles. O Laura Smillie, assunta nel 2010 da parte dell’Agenzia per sviluppare nuove linee di comunicazione sui rischi alimentari e proveniente dalla Information Council European Food (Eufic), think tank finanziato dalle aziende agro-alimentari, come Coca-Cola, Danone, Kraft Foods, McDonald, Nestlé, Unilever.
L’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione sembra seguire l’esempio della sua «sorella». È sufficiente dare un’occhiata al curriculum della suo attuale direttrice, Angela Lopez de Sa Fernandez, ex direttrice degli affari scientifici e normativi per la Coca-Cola Iberia, sta per prendere il suo nuovo incarico come capo Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare…
D’ora in poi, quando vi dicono di non preoccuparvi, che la nostra sicurezza alimentare è in buone mani chiedete «buone mani per chi»? Perché, nella maggior parte dei casi, è chiaro che non sono buone mani per noi.

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