sabato 12 settembre 2020

TRADIZIONE E CIBO - REGOLE ALIMENTARI DEL CRISTIANESIMO ORTODOSSO

Dopo aver illustrato la disciplina alimentare della Chiesa latina caratterizzata da una certa libertà, proseguiamo la nostra indagine occupandoci della Chiesa ortodossa o d'oriente. Qui la parola disciplina assume un connotato più consono alla sua origine etimologica, quindi si tratta di un'istruzione che anche attraverso le norme alimentari viene data affinché il nutrimento sia consono a uno sviluppo armonico e spirituale dell'essere.

Un po' di storia

La scissione tra Chiesa Cattolica e Chiese Ortodosse si è consumata lentamente nei secoli procedendo con l’affievolirsi dei legami politici e culturali tra le comunità del decaduto Impero Romano d’Occidente (che riconosceva l’autorità del Vescovo di Roma) e quelle dell’Impero bizantino d’Oriente (che riconoscevano l’autorità del Vescovo di Costantinopoli/Bisanzio).
L’importanza della città di Costantinopoli, infatti, era andata crescendo nel tempo, sin dalla data della suafondazione (330 d.C.) a opera dell’imperatore Costantino, il quale, nel dichiararla seconda capitale dell’Impero,le aveva attribuito il titolo di “Nuova Roma”.
La suddivisione dell’Impero Romano in due regni, Impero Romano d’Occidente e Impero Romano d’Oriente,si era sostanzialmente concretizzata poco prima della morte dell’imperatore Teodosio (395 d. C.), il quale aveva diviso il territorio dell’Impero tra i suoi due figli.
La scissione formale tra Occidente cattolico e Oriente ortodosso si realizzò in seguito al cosiddetto “Scisma d’Oriente” del 16 luglio 1054, quando il cardinale latino Umberto di Silvacandida, inviato dal papa Leone IX a Costantinopoli, scomunicò il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, il quale, di rimando, scomunicò i messi papali.
Il fatto che l’autorità dell’ambasciata latina fosse formalmente decaduta, in quanto la bolla di scomunica era stata presentata successivamente alla morte di Papa Leone IX (19 aprile), unitamente al fatto che le scomuniche erano personali, porterebbe a ritenere che la data del 16 luglio 1054 sia un riferimento meramente convenzionale della compromissione dell’unità della Cristianità, la quale per un certo tempo continuò a comportarsi come se nulla fosse avvenuto.
Le dispute alla base dello Scisma d’Oriente riguardavano anche il ruolo dell’autorità papale e invero il Papa, Vescovo di Roma, reclamava il proprio primato, in quanto successore dell’Apostolo Pietro, sui quattro patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), i quali erano inclini a riconoscergli esclusivamente il ruolo di primus inter pares.
Una delle principali conseguenze dello Scisma d’Oriente fu che la Chiesa occidentale si consolidò gradualmente sull’autorità centrale del Papa, mentre quella orientale, che acquistò il nome di Chiesa Ortodossa per enfatizzare il suo impegno nel difendere le tradizioni della Chiesa delle origini, si rifiutò di accettare la supremazia di un solo Vescovo e riconobbe al Patriarca di Costantinopoli il ruolo di primo tra i pari Vescovi posti a capo di chiese autonome e ciò in forza del principio che ogni popolo o nazione indipendente può costituire una propria Chiesa locale.
Le Chiese Ortodosse rappresentano quindi un insieme di Chiese autonome che si riconoscono in comunione reciproca condividendo la medesima fede e tradizione, distinguendosi non solo dalla Chiesa Cattolica e dal Protestantesimo bensì anche dalle antiche Chiese Ortodosse Orientali Precalcedonesi.
Le antiche Chiese Ortodosse Orientali Precalcedonesi sono infatti quelle Chiese che non accettarono le decisioni del Concilio di Calcedonia del 451 d.C. La Chiesa Ortodossa Russa conta il maggior numero di fedeli ed è nata come metropolia del Patriarcato di Costantinopoli; si è costituita come Chiesa autocefala (con diritto all’elezione del proprio capo) nel 1448 e nel 1558 come Patriarcato, prima Chiesa Ortodossa ad assurgere a questo rango a fianco dei Patriarcati storici di Gerusalemme, Costantinopoli, Antiochia e Alessandria. L’Ufficio del Patriarca, sostituito nel 1721 sotto lo zar Pietro I Romanov da un governo sinodale, fu restaurato alla vigilia della Rivoluzione del 1917.

Alimentazione

Le regole alimentari, nel Cristianesimo, costituiscono non solo strumenti per rinvigorire lo spirito, bensì rispondono anche a esigenze sociali e comunitarie, poiché sono rivolte, oltre ai singoli credenti, all’intera comunità.
La condivisione del cibo acquisisce infatti un profondo significato specie considerato che il rito cristiano fondante è l’Eucarestia la quale comporta l’azione sacrificale secondo cui il Redentore diventa alimento per il popolo dei fedeli.
La Chiesa Ortodossa ha da sempre mostrato un’attitudine verso il digiuno, che deve essere inteso come un’astensione parziale da alcuni cibi e che, accompagnato dalla preghiera, costituisce un aiuto spirituale che disciplina il corpo e l’anima, consentendo all’uomo di avvicinarsi al Creatore specialmente durante i periodi di preparazione alle grandi feste della Chiesa Ortodossa.
Il digiuno comporta, di regola, l’astensione da carne, latticini, uova, pesce, olio e vino, rimanendo così permessi senza restrizioni farinacei, legumi, frutta e vegetali.
Le rigide e articolate regole di condotta alimentare e il ruolo che esse assumono nel percorso religioso del credente sono uno degli elementi che distingue il Cristianesimo ortodosso da quello cattolico. La violazione delle prescrizioni in materia di digiuno, a meno che non si sia impossibilitati a osservarlo per cause legate alle condizioni psicofisiche, è considerato un peccato grave.
La scelta dei giorni e dei tempi in cui digiunare viene particolarmente ispirata dall’evento della morte
e risurrezione di Cristo e ciò poiché i cristiano-ortodossi vivono il digiuno come partecipazione al mistero pasquale del Redentore. Sono infatti giorni di digiuno: il mercoledì (giorno in cui Gesù è stato tradito) e il venerdì (giorno della Passione e Morte del Cristo).
È vietato digiunare, nei tempi ordinari, nelle giornate di sabato e di domenica e ciò per differenziarsi dagli ebrei e per vivere pienamente il giorno della festa. Regole diverse valgono per i sabati e le domeniche di Quaresima.

La disciplina alimentare nella religione ortodossa è costituita da restrizioni particolarmente rigide e prolungate.
Nel corso dell’anno, invero, sono 210 i giorni gravati da limitazioni alimentari e per questo, soprattutto in luoghi caratterizzati da climi rigidi e nei contesti in cui è difficile reperire alternative alimentari che garantiscano il giusto apporto nutrizionale, l’applicazione di queste regole può essere mitigata dai padri spirituali, che possono adeguarla ai casi concreti.
Gli ortodossi digiunano, ogni settimana, nei giorni di lunedì (giorno dell’Angelo che ci custodisce), di mercoledì (in ricordo del tradimento di Giuda) e di venerdì (giorno della morte nella carne del Redentore) e in questi giorni vige il divieto di cibarsi di carne, latticini, pesce, uova, vino e olio.
Il digiuno è prescritto in alcune festività particolari quali l’Esaltazione della Croce (14 settembre) e la Decollazione di S. Giovanni Battista (29 agosto), ma in queste giornate di festa è consentito l’uso di vino e olio.
La Chiesa Ortodossa prevede che il digiuno sia legato in particolar modo alla preparazione di quattro feste religiose: il Natale, la Pasqua, la festa dei Santi Pietro e Paolo (29 giugno), la festa dell’Assunzione di Maria (15 agosto). Ne derivano quattro periodi di Quaresima legati ai periodi di digiuno, in preparazione alle feste predette, il quale comporta, principalmente, l’astensione da carne, latticini e uova e una restrizione nel consumo di pesce, vino e olio.
Durante la Quaresima di Natale è permesso il consumo di pesce sino al 20 dicembre e sino a questa data, il martedì e il giovedì, è consentito l’uso di vino e olio.
La Grande Quaresima che prepara alla Pasqua impone altresì l’astensione dal pesce (che rimane permesso nella festa dell’Annunciazione, 25 marzo, e la Domenica delle Palme) e dal vino e dall’olio (che rimangono permessi nella festa dell’Annunciazione e il Giovedì Santo).
Durante i sabati e le domeniche comprese nel periodo di Digiuno degli Apostoli è consentito il consumo di pesce, vino e olio.
Il pesce, il vino e l’olio sono permessi nella festa della Trasfigurazione, che ricorre durante il periodo di digiuno della Dormizione, il quale prepara la festa dell’Assunzione di Maria.

*Tratto da  Laura Scopel, Le prescrizioni alimentari di carattere religioso, Edizioni Università di Trieste.

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