lunedì 19 marzo 2018

VOLEMOSE BENE - I FRUTTI DIMENTICATI DELLE REGIONI ITALIANE



I frutti dimenticati delle regioni italiane che abbatteranno le multinazionali

Il progetto dei QuaderniFrutti dimenticatiBiodiversità ritrovata” è nato nel 2010, anno in cui l’ONU ha proclamato l’Anno Internazionale della Biodiversità.
Il successo dei primi quaderni ha consentito di sviluppare una collana organica e coerente sui Frutti dimenticati dall’ Italia, con un taglio scientifico-divulgativo che tratteggia il quadro della situazione delle Regioni italiane. 

Questa iniziativa intende essere un contributo alla conservazione e conoscenza dell’agrobiodiversità. Questo tipo di biodiversità è a rischio perché basata su pratiche agricole tradizionali dal futuro incerto, a causa di processi di globalizzazione e standardizzazione dei prodotti, basati spesso su logiche più economiche che ecologiche e di politiche non sempre rispettose dell’ambiente e della salute dei cittadini. Negli ultimi anni però, i frutti dimenticati conoscono un crescente interesse: il mondo della ricerca studia le antiche varietà per l’utilizzo nell’agricoltura sostenibile e nelle biotecnologie. Parallelamente sta diffondendosi nell’opinione pubblica l’esigenza di cibi genuini ad alto valore nutraceutico e organolettico, di consumi stagionali a chilometro zero, di varietà capaci di sopravvivere senza fitofarmaci e concimi sintetici dannosi per l’ambiente.
Le Direttive e i Regolamenti europei, in considerazione della scomparsa e della continua riduzione delle risorse genetiche animali, vegetali e microbiche, forniscono esplicitamente linee guida per la valorizzazione delle risorse genetiche in agricoltura e la massima diffusione di coltivazioni locali di specie resistenti alle patologie, all’aridità e in grado di crescere su suoli svantaggiati, tutte caratteristiche dell’antica coltivazione italiana. Tale diffusione permette di limitare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, favorendo l’eco-compatibilità delle attività agricole. All’interno di questo quadro l’ISPRA partecipa, per ruolo istituzionale, alla promozione delle iniziative volte a sostenere l’agricoltura ecosostenibile nell’ambito della ricerca applicata, del monitoraggio, dell’informazione ambientale e della conservazione della natura. Conservare i geni di frutti ormai introvabili è fondamentale per la ricerca, ma alcune varietà non sono affatto scomparse: vengono ancora coltivate e consumate a livello locale. Tra le mele, solo le Annurche riescono a scalfire il dominio delle Golden, Red Delicious, Imperatore, Gala e mele verdi. Ma sono consumate quasi solo nella Campania e nel Lazio. Eppure se ne producono 700.000 quintali: una quantità di tutto rispetto. Anche la Limoncella (Campania e Molise), la Mela rosa (centro Italia) si sono ritagliate piccole nicchie che resistono. E in alcuni casi, grazie alla riscoperta dell’agricoltura a chilometro zero c’è chi ricomincia a coltivarle.


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