Non è tutto oro quello che luccica e così anche dietro alcune etichette fra cui la "Bio" (ma credo valga la stessa cosa per la Ḥalāl ed altre) non sempre si può dire di essere al cospetto di un prodotto davvero genuino e conforme alla norma che si propone di rispettare. Come diceva spesso lo zio Luigi tornando la sera dalla campagna "Siamo arrivati a tempi in cui se non dai niente non cresce più niente", così ci si arrangia come si può. Ma pur avendolo constatato per esperienza diretta, si può ugualmente cominciare ad arginare l'invasione chimica cominciando a fare chiarezza per determinare scelte consapevoli e responsabili.
Mangiare biologico per 1
settimana riduce i livelli di pesticidi nel corpo del 90%
Mangiare bio per dire addio ai pesticidi e godere
di una salute migliore? Un nuovo studio, pubblicato ufficialmente nell’edizione
di luglio 2014 dell’International Journal
of Environmental Research, ha rivelato che seguire un’alimentazione bio per
una sola settimana può ridurre i livelli di pesticidi negli adulti di circa il
90%.
Il nuovo studio
confermerebbe i risultati di una ricerca condotta nel 2006 secondo cui le diete
bio abbassano notevolmente i livelli
di pesticidi nei bambini. I risultati dello studio hanno importanti
implicazioni nel ridurre l’esposizione ai pesticidi in un momento in cui il
loro impiego è ancora molto elevato per gli alimenti non bio che consumiamo
normalmente. Lo studio è stato condotto dalla RMIT University sotto la guida della dottoressa Liza Oates, che
aveva già esaminato in una ricerca precedente la correlazione tra alimentazione
e pesticidi. L’esperta ha scoperto che i livelli urinari di dialkylphosphate
(DAP) erano inferiori dell’89% dopo aver seguito una dieta bio per sette giorni, rispetto a coloro che avevano seguito
un’alimentazione convenzionale nello stesso lasso di tempo. I partecipanti
hanno consumato il 93% di alimenti bio,
l’83% dei quali era rappresentato da prodotti biologici certificati, mentre il
restante 10% era molto probabilmente bio,
pur senza certificazione. Secondo la dottoressa Oates, il forte calo dei
livelli di pesticidi organofosforati suggerisce che la fonte della maggior
parte di queste sostanze è rappresentata dal cibo. Ha tuttavia riconosciuto che
potrebbero esservi anche altre fonti dell’accumulo di pesticidi, come
l’inalazione e l’assorbimento cutaneo. Molti degli agenti sotto accusa
sarebbero stati sviluppati inizialmente come gas nervini per la guerra con armi
chimiche. Inoltre, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Pediatrics, i bambini che presentano
alti livelli di residui di antiparassitari avrebbero il 93% di probabilità in
più di soffrire di ADHD.
Secondo gli ultimi dati
comunicati dall’Environmental Working
Group, le mele sono al primo
posto della classifica degli alimenti che presentano i maggiori residui di
pesticidi. Le mele coltivate in modo convenzionale sono trattate con
difenilamina (DPA), un prodotto chimico antiparassitario che aiuta anche a
prevenirne l’imbrunimento e grazie a cui questi frutti vengono conservati anche
per un anno nelle celle frigorifere dei supermercati prima della vendita. Il Trentino è una delle zone d’Italia
dove i pesticidi vengono maggiormente impiegati in agricoltura, per via della
presenza preponderante di colture intensive, con particolare riferimento ai
meleti non gestiti secondo i principi dettati dall’agricoltura biologica. Hanno
suscitato scalpore e preoccupazione i risultati delle analisi sulla presenza di
pesticidi nelle urine degli abitanti della Val di Non. Per approfondire La
verità sulle MELE della Val di Non e i pesticidi nelle urine.
Ma anche lattuga, pomodori, cetrioli, peperoni, fragole: complice la bella stagione, ne mangiamo a volontà, e proprio
questi alimenti, tuttavia, conterrebbero le dosi residue più elevate di
pesticidi interferenti endocrini, sostanze che possono alterare il metabolismo
ormonale.
Alla stessa conclusione
è arrivata anche PAN Europe
(Pesticide Action network), un network di organizzazioni non governative che
promuove alternative sostenibili e naturali all’uso dei pesticidi. Questo
cocktail chimico che riveste frutta e verdura è correlato a riduzione della
fertilità, aumento di alcuni tipi di tumore, pubertà precoce, diabete e
obesità: gli interferenti sono presenti, in varia misura, anche in farmaci,
cosmetici, contenitori di plastica e rivestimenti per lattine, mangimi per
animali.
Per la lista completa
dei cibi con più pesticidi e quelli con meno, e su consigli per rimuoverli vedi
l’articolo I 10 alimenti con più pesticidi e come rimuoverli. Ecco dunque un
motivo in più per mangiare biologico: evitare che sostanze indesiderate, come i
pesticidi, si accumulino nel nostro organismo. Scegliamo il più possibile
aziende e produttori di fiducia e, quando possiamo, coltiviamo di persona e in
modo naturale la frutta e la verdura da portare sulle nostre tavole.
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