Creavit Deus medicamenta de terra
et vir prudens non abhorrebit ea
[Siracide, 38:4]
Da sempre associata
alla giornata della donna e per
questo raramente pensata slegata dall'8 marzo, la mimosa non è da sottovalutare
riguardo alle sue numerose proprietà benefiche. Il suo nome ufficiale in
botanica è Acacia dealbata, e fu
introdotta in Europa dalla Tasmania agli inizi del 1800. Alta fino a 10/12
metri, ha rami penduli che formano una chioma ampia e scomposta; le foglie sono
grigio-argentee, bipennate, mentre i fiori, che sbocciano da gennaio a marzo,
sono riuniti in capolini sferici, gialli e profumati, a loro volta raggruppati
in pannocchie di 7/12 centimetri.
In fitoterapia non sono
tanto i fiori ad avere il posto rilievo, bensì la radice. Questa viene tagliata, essiccata e usata sotto forma di
capsule, unguenti o sieri. Fra i suoi benefici si contano numerose proprietà
anti-infiammatorie; inoltre la corteccia serve anche a curare alcune malattie
della pelle, come acne e psoriasi, ma è anche in grado di sviluppare la
produzione di collagene e rendere la pelle più elastica e più incline
all'auto-rigenerazione. Le foglie e la corteccia hanno proprietà anestetiche
a livello epidermico. Anticamente, inoltre, il thè ricavato dalle sue foglie veniva usato come antidolorifico per
il mal di denti. In Cina è ritenuta
in grado di portare felicità: una volta essiccata o polverizzata, la sua radice
è, infatti, un esaltatore dell'umore; così come l’olio essenziale di mimosa che
diffuso nell’ambiente svolge una funzione calmante degli stati ansiosi. Mentre ai
tempi dei Maya, la mimosa era usata
come medicamento per ferite e lesioni applicandole
mediante impacchi sulle ferite; oggi, invece, viene usata in polvere come
detergente contro i germi.
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