Proseguo con la
pubblicazione del Manifesto sul futuro del cibo; come si vedrà, per chi ha
potuto conoscere la realtà rurale solamente di 25 anni fa, si auspica un “ritorno
all’antica”, quindi nulla di nuovo sotto il sole; un ritorno a quella
conduzione dell’agricoltura e produzione dell’alimento che vedeva protagonista
l’uomo e la famiglia, a garanzia di una sana competizione per la qualità che dopo
è stata soppiantata da una subdola propaganda industriale che ha cominciato a
fare concorrenza con il prezzo più “economico” e ha finito per distruggere una
intera realtà produttiva. I contadini ci sono ancora, è vero, ma ormai il gran
flusso di cibo che produce la terra è commissionato e convogliato verso l’industria
alimentare che purtroppo cura maggiormente l’etichetta che la sostanza e la qualità. Così
mi dico, mettiamo uno stop alle idee balzane che quotidianamente ci insinuano nella
testa perché quando una riforma è fatta, una legge entra in vigore, una
consuetudine si è affermata, anche se sono pessime, è difficile se non proprio
impossibile tornare indietro. E questo a me non sembra certo progresso.
Manifesto sul futuro del cibo
Redatto dalla
Commissione Internazionale per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura
Parte Seconda
Principi per il passaggio a un sistema agricolo e alimentare ecologicamente e socialmente sostenibile.
1 Obiettivo finale
La soluzione definitiva
ai problemi sociali, economici ed ecologici sopra citati consiste nel passaggio
ad un’agricoltura biologica ed ecologica più decentrata, democratica e
cooperativa, non controllata dalle multinazionali e su piccola scala, così come
praticata dalle comunità agricole tradizionali, dagli agroecologi e dalle
popolazioni indigene per millenni. Queste comunità hanno esercitato un’agricoltura
sostenibile basata sui principi della diversità, della sinergia e del riciclaggio.
Tutte le norme e le politiche ad ogni livello di governo dovrebbero essere
orientate ad incoraggiare questo tipo di soluzioni insieme ai cambiamenti in
altri settori della società per accentuare la sostenibilità.
2 Il cibo è un diritto
umano
Tutti gli esseri umani
sul pianeta hanno il diritto fondamentale all’accesso e/o alla produzione di
cibo in quantità sufficiente al sostentamento proprio e della comunità di cui
fanno parte. Tutte le norme e politiche dovrebbero essere allineate nel
riconoscimento di questo diritto fondamentale. Ogni governo – locale,
regionale, nazionale e internazionale - ha l’obbligo di garantire questo diritto.
Esso non può essere negato in nome degli interessi del commercio internazionale
o per qualsiasi altro motivo. Laddove gli enti locali non siano in grado di
adempiere i propri obblighi, a causa di catastrofi naturali o altro, tutti gli altri
paesi dovranno provvedere a fornire su richiesta ogni aiuto necessario.
3 L’agricoltura decentrata
è efficiente e produttiva
Rifiutiamo la nozione
secondo cui la globalizzazione dell’agricoltura tecnologica-industriale e
l’omogeneizzazione delle aziende agricole porta a una maggiore efficienza
rispetto alle forme di agricoltura locale diversificata e tradizionale profondamente
radicata nelle identità locali. Né, tanto meno, l’agricoltura industriale può
ridurre la fame nel mondo. Innumerevoli esperienze e studi dimostrano il
contrario, perché il sistema della monocultura industriale allontana i
contadini dalla propria terra, produce spaventosi costi esterni per l’ambiente
e le comunità rurali, oltretutto è altamente vulnerabile agli attacchi
parassitari, e ha una miriade di altri problemi. La maggior parte degli strumenti
di rilevazione hanno dimostrato che le piccole aziende ad alta biodiversità
sono produttive almeno quanto quelle industriali. Tutte le politiche, ad ogni
livello, dovrebbero favorire le piccole aziende agricole e i principi dell’agro-ecologia,
onde aumentare la sicurezza alimentare e garantire economie rurali solide e
vitali.
4 Persone e non
multinazionali nelle campagne
Poiché la scomparsa dei
piccoli proprietari contadini e il passaggio del controllo della terra nelle
mani di grandi proprietari e di società multinazionali è una delle cause
principali della fame e della miseria, sosteniamo tutte le misure in grado di
aiutare le persone a rimanere o tornare alla terra. Laddove persone e comunità siano
state spossessate delle terre a loro appartenute per tradizione e dell’abilità di
produrre i propri alimenti, o vivere in modo autosufficiente, sosteniamo con forza
una riforma agraria capace di far tornare la gente alle proprie terre, e il rafforzamento
della capacità delle comunità locali di controllare le condizioni della loro
sussistenza.
5 Sovranità alimentare
Sosteniamo il principio
fondamentale della sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e
comunitario. Gli organismi e le comunità locali, nazionali e regionali a ogni
livello hanno il fondamentale diritto e dovere di proteggere, sostenere e
supportare tutte le condizioni necessarie ad incoraggiare una produzione
alimentare abbondante, sana, accessibile a tutti e tale da conservare la terra,
l’acqua e l’integrità ecologica dei luoghi in cui viene prodotta, rispettando e
sostenendo i mezzi di sussistenza dei produttori. Nessun organismo
internazionale o impresa multinazionale ha il diritto di alterare questa
priorità. E per nessun motivo un’organizzazione internazionale ha il diritto di
pretendere che una nazione si faccia imporre delle importazioni contro il
proprio volere.
6 Applicazione del
Principio di precauzione
Tutti gli esseri umani
hanno diritto al cibo sano e nutriente. Non si deve autorizzare nessuna nuova
tecnologia nella produzione alimentare se non è provata la sua conformità con
le regole locali di sicurezza, proprietà nutritive, salute e sostenibilità. Il
principio di precauzione vige in ogni campo.
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