martedì 13 marzo 2018

VOLEMOSE BENE - IL FUTURO DEL CIBO 2



Proseguo con la pubblicazione del Manifesto sul futuro del cibo; come si vedrà, per chi ha potuto conoscere la realtà rurale solamente di 25 anni fa, si auspica un “ritorno all’antica”, quindi nulla di nuovo sotto il sole; un ritorno a quella conduzione dell’agricoltura e produzione dell’alimento che vedeva protagonista l’uomo e la famiglia, a garanzia di una sana competizione per la qualità che dopo è stata soppiantata da una subdola propaganda industriale che ha cominciato a fare concorrenza con il prezzo più “economico” e ha finito per distruggere una intera realtà produttiva. I contadini ci sono ancora, è vero, ma ormai il gran flusso di cibo che produce la terra è commissionato e convogliato verso l’industria alimentare che purtroppo cura maggiormente l’etichetta che la sostanza e la qualità. Così mi dico, mettiamo uno stop alle idee balzane che quotidianamente ci insinuano nella testa perché quando una riforma è fatta, una legge entra in vigore, una consuetudine si è affermata, anche se sono pessime, è difficile se non proprio impossibile tornare indietro. E questo a me non sembra certo progresso.

Manifesto sul futuro del cibo

Redatto dalla Commissione Internazionale per il Futuro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura

Parte Seconda

Principi per il passaggio a un sistema agricolo e alimentare ecologicamente e socialmente sostenibile.

1 Obiettivo finale
La soluzione definitiva ai problemi sociali, economici ed ecologici sopra citati consiste nel passaggio ad un’agricoltura biologica ed ecologica più decentrata, democratica e cooperativa, non controllata dalle multinazionali e su piccola scala, così come praticata dalle comunità agricole tradizionali, dagli agroecologi e dalle popolazioni indigene per millenni. Queste comunità hanno esercitato un’agricoltura sostenibile basata sui principi della diversità, della sinergia e del riciclaggio. Tutte le norme e le politiche ad ogni livello di governo dovrebbero essere orientate ad incoraggiare questo tipo di soluzioni insieme ai cambiamenti in altri settori della società per accentuare la sostenibilità.

2 Il cibo è un diritto umano
Tutti gli esseri umani sul pianeta hanno il diritto fondamentale all’accesso e/o alla produzione di cibo in quantità sufficiente al sostentamento proprio e della comunità di cui fanno parte. Tutte le norme e politiche dovrebbero essere allineate nel riconoscimento di questo diritto fondamentale. Ogni governo – locale, regionale, nazionale e internazionale - ha l’obbligo di garantire questo diritto. Esso non può essere negato in nome degli interessi del commercio internazionale o per qualsiasi altro motivo. Laddove gli enti locali non siano in grado di adempiere i propri obblighi, a causa di catastrofi naturali o altro, tutti gli altri paesi dovranno provvedere a fornire su richiesta ogni aiuto necessario.

3 L’agricoltura decentrata è efficiente e produttiva
Rifiutiamo la nozione secondo cui la globalizzazione dell’agricoltura tecnologica-industriale e l’omogeneizzazione delle aziende agricole porta a una maggiore efficienza rispetto alle forme di agricoltura locale diversificata e tradizionale profondamente radicata nelle identità locali. Né, tanto meno, l’agricoltura industriale può ridurre la fame nel mondo. Innumerevoli esperienze e studi dimostrano il contrario, perché il sistema della monocultura industriale allontana i contadini dalla propria terra, produce spaventosi costi esterni per l’ambiente e le comunità rurali, oltretutto è altamente vulnerabile agli attacchi parassitari, e ha una miriade di altri problemi. La maggior parte degli strumenti di rilevazione hanno dimostrato che le piccole aziende ad alta biodiversità sono produttive almeno quanto quelle industriali. Tutte le politiche, ad ogni livello, dovrebbero favorire le piccole aziende agricole e i principi dell’agro-ecologia, onde aumentare la sicurezza alimentare e garantire economie rurali solide e vitali.

4 Persone e non multinazionali nelle campagne
Poiché la scomparsa dei piccoli proprietari contadini e il passaggio del controllo della terra nelle mani di grandi proprietari e di società multinazionali è una delle cause principali della fame e della miseria, sosteniamo tutte le misure in grado di aiutare le persone a rimanere o tornare alla terra. Laddove persone e comunità siano state spossessate delle terre a loro appartenute per tradizione e dell’abilità di produrre i propri alimenti, o vivere in modo autosufficiente, sosteniamo con forza una riforma agraria capace di far tornare la gente alle proprie terre, e il rafforzamento della capacità delle comunità locali di controllare le condizioni della loro sussistenza.

5 Sovranità alimentare
Sosteniamo il principio fondamentale della sovranità alimentare a livello nazionale, regionale e comunitario. Gli organismi e le comunità locali, nazionali e regionali a ogni livello hanno il fondamentale diritto e dovere di proteggere, sostenere e supportare tutte le condizioni necessarie ad incoraggiare una produzione alimentare abbondante, sana, accessibile a tutti e tale da conservare la terra, l’acqua e l’integrità ecologica dei luoghi in cui viene prodotta, rispettando e sostenendo i mezzi di sussistenza dei produttori. Nessun organismo internazionale o impresa multinazionale ha il diritto di alterare questa priorità. E per nessun motivo un’organizzazione internazionale ha il diritto di pretendere che una nazione si faccia imporre delle importazioni contro il proprio volere.

6 Applicazione del Principio di precauzione
Tutti gli esseri umani hanno diritto al cibo sano e nutriente. Non si deve autorizzare nessuna nuova tecnologia nella produzione alimentare se non è provata la sua conformità con le regole locali di sicurezza, proprietà nutritive, salute e sostenibilità. Il principio di precauzione vige in ogni campo.

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