sabato 11 agosto 2018

TRADIZIONE E CIBO - POMODORO

Tomatl lo chiamano gli Aztechi, nome tradotto quasi letteralmente nelle principali lingue europee, tranne in italiano perché il botanico senese Pierandrea Mattioli, ispirato dal colore del frutto che originariamente era giallo dorato, lo battezzò pomo d'oro; sopravvive tuttavia l'idioma originario in diverse accezioni dialettali. Fra Bernardino de Sahagùn riferiva, dopo la conquista del Messico, che si vendeva al mercato di Tenochtitlàn, un sugo a base di pomodoro mescolato a peperoncino, semi di zucca, peperoncini verdi piccanti insieme con altri ortaggi che lo rendevano particolarmente saporito. Ma il pomodoro accompagnava anche carni e pesci.



Quello importato dalle Americhe doveva essere poco più grande delle ciliege, tanto è vero che in botanica lo si chiamò inizialmente Lycopersicum cerasiforme, mentre oggi è detto Lycopersicum esculentum. I pomodori suscitarono inizialmente diffidenza in Europa, tanto che Castor Durante asseriva che "dan poco e cattivo nutrimento" e questo forse per il fatto che contiene il 93% di acqua, il 4% di glucidi e l'1% di protidi, seppure comprende vitamine A e C. nei due secoli successivi la sua popolarità non aumentò e fu soltanto a cavallo fra Settecento e Ottocento che cominciò ad essere inserito in alcune ricette di gastronomi famosi come Vincenzo Corrado e Francesco leonardi. A quel tempo a Napoli si cucinavano ancora i maccheroni in bianco con il cacio, come testimoniano gli acquarelli del tempo. Ci vollero ancora quarant'anni perché apparisse nel 1839 la prima ricetta di pasta al pomodoro.(Vermicielli con le pummadoro, così chiamati da Ippolito Cavalcanti ne La cucina teorico-pratica): da quel momento il tomatl azteco divenne il sugo napoletano per antonomasia.
I pomodori maturano meglio se hanno un'eccellente esposizione alla luce del sole. L'acqua però è fondamentale per il gusto della polpa e così si asserisce che una buona irrigazione naturale sia il viatico a una loro maggiore qualità. per fare crescere le piante le si lascia strisciare a terra in regioni poco umide, in altri casi si offre loro un sostegno perché salgano in verticale. In molti tipi di pomodoro a segnalare il momento della raccolta, che viene fatta a mano, è il picciolo che si modifica in modo da facilitare il distacco del frutto.
Il più "celebre" pelato è torinese. Per la trasformazione del pomodoro è nata una delle industrie alimentari tra le più floride del pianeta. L'idea di servirsi del pomodoro per creare passate, polpe a lunga conservazione, succhi, ketchup, condensati, concentrati e pelati, nasce in Italia. È a Parma che nelle campagne i contadini iniziano a stoccare la polpa essiccata in piccoli pani. Da lì alla nascita di laboratori artigianali per la sua trasformazione il passo è breve. Ma fu a Torino che francesco Cirio, venditore ambulante di verdure, originario di Nizza Monferrato, aprì bel 1875 il primo stabilimento di conservazione del pomodoro: la ditta Cirio - Società generale conserve alimentari. Fu il grande successo del suo "pelato" in scatola a fargli ampliare in seguito l'attività e aprire lo stabilimento campano di Casellammare di Stabia.

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