mercoledì 9 agosto 2017

TRADIZIONE E CIBO - BETULLA
























[Nell'immagine: Mario Sampieri, Bosco di betulle]

La betulla "Signora delle foreste", di cui si sono già viste le proprietà e l'impiego in fitoterapia, assume un ruolo simbolico importante per la Tradizione di diversi popoli perché seppure non è altissima (può raggiungere al massimo 25 m. di altezza) e non particolarmente longeva (difficilmente la sua vita media supera il secolo) è considerata l'Albero cosmico dagli sciamani siberiani (probabilmente per il colore bianco argento del tronco, l'aerea luminosità e la resistenza al freddo che le consente di giungere sino al limitare della tundra); mentre dai Celti era considerata l'albero preposto al mese che cominciava col solstizio d'inverno, dunque un albero "aurorale", il primo nella foresta nordica a mettere le fogli insieme con il sambuco. Per questo motivo, nei riti contadini si adoperavano verghe di betulla per scacciare lo spirito del vecchio anno.


Nell'Antica Roma, durante la cerimonia di insediamento dei Consoli che si svolgeva in quel periodo, i dodici littori reggevano i fasci che, formati da verghe di questa pianta, erano gli emblemi del potere coercitivo dei magistrati romani, esplicato con la pena della fustigazione intesa come purificazione del colpevole, e con quella della decapitazione. D'altronde nell'Europa dell'Antico Regime si usavano ancora i suoi rami per sferzare i delinquenti. Essendo un albero di luce, nel Medioevo venne considerato, forse sulla scia di arcaiche tradizioni celtiche, simbolo di saggezza. Tant'è vero che la bacchetta dei maestri di scuola era costituita da ramoscelli di betulla intrecciati. Questo simbolo "aurorale", beneaugurante e purificatorio, è riscontrabile dappertutto. Secondo i proverbi russi la betulla è dotata di quattro poteri: da luce al mondo (con i suoi rami si fanno torce); soffoca le grida (se ne ricava un catrame con cui venivano spalmate le ruote dei carretti perché non cigolassero); guarisce le malattie; e infine ha funzione detergente (nei bagni russi e nelle saune finlandesi ci si fustiga con rami di betulla per accentuare la traspirazione della pelle).
Tradizionalmente la sua corteccia era usata per la carta. A primavera, quando era ancora tenera e zuccherina, serviva da cibo per gli abitanti dell'estremo nord dalla Siberia alla Kamcatka e alla Groenlandia. Diventata più consistente, veniva usata per produrre sandali intrecciati o piroghe. Infine la corteccia vecchia, nerastra e ispessita, era adoperata come copertura per le capanne. Il giovedì prima della Pentecoste, gli abitanti del villaggio si recavano nei boschi: intonando canti popolari, componevano ghirlande e abbattevano una giovane betulla che vestivano con abiti femminili o adornavano di nastri multicolori. seguiva un banchetto alla fine del quale, la betulla vestita veniva portata al villaggio e fra danze e canti, piantata in una casa dove rimaneva fino alla domenica di Pentecoste.
Anche nella festa slovena del verde Giorgio (23 aprile) si buttava in acqua un fantoccio di frasche e foglie per propiziare non la pioggi, ma la prosperità della comunità, la fertilità dei campi, la fecondità del bestiame.
In Svezia la betulla è il Maggio. Alla vigilia del primo del mese, i giovani escono di casa, ciascuno con un mazzo di ramoscelli di betulla appena tagliati, più o meno frondosi. Fanno il giro delle abitazioni col violinista del villaggio in testa, intonando i canti di Maggio. Il ritornello è una preghiera per impetrare il bel tempo, un raccolto abbondante e benedizioni terrestri e spirituali. Uno di loro porta un cestino dove raccoglie i doni, tra cui delle uova. Se sono accolti con benevolenza, piantano un ramoscello fronzuto sul tetto o sopra l'uscio della casa. 
Un’ultima curiosità. Tanto, tanto tempo fa l’Irlanda era ricoperta da boschi e foreste, mentre oggi il paesaggio è nudo, seppur verde; i suoi abitanti per ciò conoscevano benissimo gli alberi al punto che le lettere del loro alfabeto (gaelico), le lettere ogham, le fecero derivare proprio dalle iniziali di alcuni alberi. Prima dell’arrivo dell’alfabeto romano che è quello che si usa ancora oggi, in Irlanda si scriveva con queste lettere ogham ispirate al nome degli alberi:

A ailm, pino
B beith*, betulla  
C coll, nocciolo
D dair, quercia
E eabhadh, pioppo tremulo
F fearn, ontano
G gort, edera
I íodha, tasso
L luis, sorbo rosso
M muin, rovo
N nion, frassino
O oir, ginestra spinosa
P peith, sambuco nano
R ruis, sambuco
S sail, salice
T teithne, ginestrone
U ur**, erica.


* Cosa interessante che sarebbe da approfondire è che beith, betulla ha un’assonanza con Bayt che in arabo classico designa la Casa di Dio, il Tempio, la Ka’ba della Mecca.

**Sempre per assonanza, in arabo nur designa la luce e trova l’equivalente nell’ebraico or

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