di Marina
Komarova
(parte II)
Con cosa si consuma?
Al contrario
delle tradizioni cinesi e giapponesi in Russia si apprezzava, e si apprezza,
non solo la qualità della bevanda ma anche con cosa si abbina, cioè una
innumerevole scelta di cibi, dolci o salati. In generale possiamo trovare
prodotti da forno dolci ma anche torte salate e tartine con prosciutto e
formaggio. Come una volta, anche oggi la mattina a colazione il tè viene
accompagnato a pane, panini morbidi, ciambelle (simili ai taralli pugliesi),
ciambelline con semi di papavero, “kalacì” (pagnotte a forma di lucchetto) o
biscotti. Agli inizi del secolo scorso, la domenica o in presenza di ospiti,
nelle famiglie borghesi venivano preparate delle torte, mentre nelle case del
“intellighenzia” russa si usava servire tartine salate, halvà (un dolce
orientale a base di farina di semi oleosi), piccola pasticceria, frutta fresca
e secca.
Sulla tavola delle famiglie borghesi, oltre ad un buon tè, si poteva trovare waffel alla nocciola, biscotti francesi o americani confezionati, cioccolatini, mentre i contadini consumavano tè poco costosi aggiungendo nell’infusione foglie di menta, ribes nero, fragoline di bosco o amarena e pezzetti di mela.
Sulla tavola delle famiglie borghesi, oltre ad un buon tè, si poteva trovare waffel alla nocciola, biscotti francesi o americani confezionati, cioccolatini, mentre i contadini consumavano tè poco costosi aggiungendo nell’infusione foglie di menta, ribes nero, fragoline di bosco o amarena e pezzetti di mela.
Il tè veniva
addolcito con confetture dolci di amarena, fragola, mela, rosa canina o con
miele, oppure lo bevevano mangiando a piccoli morsi un pezzetto di zucchero. Le
confetture si consumavano o spalmandole su fette di pane oppure servite su un
piattino con cucchiaino. Lo zucchero nell’Ottocento, non assomigliava affatto a
quello semolato di oggi, non era schiarito ed il padrone di casa doveva
frantumarlo (il cosiddetto “pan di zucchero”) con particolari pinze; dato che
non si poteva sciogliere immediatamente nella tazza, lo si preferiva mordere
così che regalasse un prolungato e lento piacere. Nel tè si aggiungeva come
oggi, del latte, o della panna, o del “carissimo” limone a fette o a volte
rosoli di frutta.
L’autentico e dimenticato tè russo
Pochi lo sanno che, prima dell’arrivo del tè importato, i russi bevevano il cosiddetto “copòrskij chai”, così chiamato dal paese dove veniva prodotto – Koporje, nei pressi di San Pietroburgo. D’estate in tutta la Russia fiorisce la pianta conosciutissima col nome di Ivan-chai o kiprèi (lat. Epilobium). Nei tempi antichi, dalle sue foglie si produceva una bevanda medicinale assomigliante al tè. Questo “tè russo” veniva largamente esportato in Europa, apprezzato soprattutto dagli inglesi. La sua composizione chimica assomiglia a quello cinese, infatti, contiene ferro, nichel, rame, boro, titanio, magnesio e vitamina C. Grazie a queste proprietà, il copòrskij chai aumenta le immunità, facilità la digestione, l’emopoiesi, aiuta a combattere mal di testa, tensioni nervose, insonnia. Con l’arrivo del “tè estero” la produzione ebbe un brusco calo soprattutto per la forte concorrenza data dalla compagnia delle Indie Orientali. Oggi è possibile reperirlo solo in pochi e sconosciuti villaggi.
Testimonianze dal vivo: il rito di bere il tè nella letteratura classica russa
Il consumo di tè
ha trovato riverbero nella letteratura classica russa, dalla quale oggi è
possibile ricavare come, quando e quanto lo si beveva nei tempi antichi.
È risaputo che al poeta Puškin
piacesse bere il tè con il rhum. Nel suo romanzo Evgenij Onegin
(1823-31) oltre alla descrizione lirica di una serata alla tavola da tè in casa
Làrin, possiamo cogliere una sottile ironia nei confronti di una fanciulla
provinciale che versava il tè imitando le eroine dei romanzi inglesi
dell’epoca:
il
samovàr, bollente e scintillante,
sul
tavolo, scaldava la teiera
cinese
tra il vapore turbinante;
scorre in
oscuri rivoli, versato
dalla
mano dell’Olga, il profumato
tè nelle
tazze; porta in giro e serve
il
ragazzo la panna e le conserve.
Nel capitolo Bela del romanzo Eroe del Nostro Tempo (1838-40) di Lermontov, il narratore manifesta il rallegrarsi per la possibilità di bere un tè come nella propria casa:
“Invitai il
mio compagno di viaggio a bere un bicchiere di tè, giacché possedevo una teiera
di ghisa, unico mio conforto nei viaggi attraverso il Caucaso”.
Apprezzava ed
amava il tè Nikolaj Vasil'evič Gogol',
ma anche i suoi personaggi non sono da meno: le dame lo prendono con panna (Le
memorie di un pazzo , 1834), una possidente provinciale – con rosolio di
frutta (Anime morte, 1842), piccoli impiegati di Pietroburgo
“… si
sparpagliano per i piccoli appartamenti degli amici per giocare un burrascoso
whist, centellinando il tè dai bicchieri con biscotti da pochi soldi …” (Il
Cappotto, 1842).
Una descrizione
particolare la troviamo nei Demoni (1870-72) di Dostoevskij:
“La vecchia
portò presto il tè: cioè un enorme bricco d’acqua bollente, una piccola teiera
con abbondante tè in fusione, due tazze di pietra a rozzi disegni, del pane
bianco ed un’intera scodella di zucchero a scaglie”.
Peculiare la
descrizione del ruolo femminile nel distribuire la bevanda in Felicità
Domestica (1859) di Tolstoj:
“Il tè serale
lo servivo io, nel salotto grande, e di nuovo tutti gli abitanti della casa si
radunavano attorno alla tavola. Questa riunione solenne al cospetto del samovàr
lucente, insieme alla distribuzione dei bicchieri e delle tazze, mi aveva messo
per lungo tempo a disagio. Continuavo a sentirmi di non meritare ancora
quest’onore, di essere troppo giovane e sventata per aprire il rubinetto di un
samovàr così grande, per porre il bicchiere sul vassoio di Nikita e intercalare
le parole: “A Pëtr Ivànovič, a Mar’ja Mìnična”, o domandare: “è abbastanza
dolce?” e lasciare le schegge di zucchero per la njanja e gli altri domestici”.
Nei racconti di Čechov “intellighenzia” russa spesso
prende il tè nelle terrazze estive o all’aperto, mentre la paesana Lipa, ne In
fondo al burrone (1899), raccontava usanze popolari:
“Io, Iljà
Makàryč, son molto ghiotta di marmellata – diceva Lipa. – Me ne sto a sedere in
un cantuccio e prendo sempre il tè con la marmellata. Oppure lo prendo insieme
con Varvàra Nikolàevna, e lei mi racconta qualche cosa di commovente. Lei ha
molta marmellata: quattro barattoli. “Mangia”, dice, “Lipa, non aver soggezione”.
(…) Vivono da ricchi. Il tè coi panini bianchi; e anche carne quanta se ne
vuole”.
In queste, ed in
molte altre descrizioni, i grandi scrittori russi raccontano un rito tipico ed
intimo del popolo russo. Mi auguro di aver fatto avvicinare anche voi lettori a
comprendere la famosa e misteriosa “anima russa” che potrebbe rivelarsi,
magari, davanti ad una tazza di buon tè.
[Fonte: http://www.artearti.net/magazine/articolo/il-rito-tradizionale-russo-di-bere-il-te/]
[Fonte: http://www.artearti.net/magazine/articolo/il-rito-tradizionale-russo-di-bere-il-te/]
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