sabato 25 novembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - IL RITO RUSSO DI BERE THÈ (I)



 
Il rito tradizionale russo di bere il tè

di Marina Komarova

(parte I)


Il tè è una tra le bevande più popolari in Russia, ed il suo uso, con tutto ciò che ruota intorno ad esso, lo fa collocare come un elemento caratteristico del costume nazionale. Il tè ti riscalda durante le fredde serate invernali, ti rincuora durante i ricevimenti estivi, fa radunare intorno alla tavola gli ospiti o i membri della famiglia. È il pretesto per una conversazione informale, molto intima. Molta gente in Russia inizia la sua giornata con una tazza di tè, o magari due. Proseguendo, anche negli uffici più efficienti, incontrarsi con i colleghi a prenderne una tazza è segno di pausa conviviale; la sera è la bevanda che ti “riconcilia” con la vita. Con il tè, si termina qualsiasi pasto, ma si può prendere anche separatamente, ad esempio con i dolci: l’ingrediente importante, comunque, è trovarsi in buona compagnia, berlo senza fretta, insomma, goderselo. Nel mondo moderno, purtroppo, questi momenti sono sempre più rari, ma la cultura del consumo, gli oggetti necessari per questo rito ed i costumi si conservano tutt’oggi.  
Lo spunto per scrivere del tè mi è venuto ricordando un fatto. Un giorno stavo prendendo un tè con una cara amica di Firenze, a casa mia, a Mosca. Per farlo raffreddare, ho versato il liquido dalla tazza al piattino a bordo alto, “alla borghesina”, come si faceva una volta. “Cosa ti è successo!? – esclamò stupita l’amica – hai rovesciato il tè? Aspetta, ti do una salvietta!”. Questo piccolo fatto è stato lo spunto per far conoscere alla mia amica (e a tanti altri amici italiani) le usanze del “prendere il tè alla russa”. Ma proseguiamo per gradi.


Come e quando è arrivato il tè nella fredda Russia?


Già nel medioevo, i mercanti russi che avevano commerci con l’oriente, conoscevano il tè, ma la sua introduzione ufficiale inizia nell’anno 1638. Una cronaca del tempo, non troppo ufficiale, narra che il khan mongolo mandò in regalo a Michail Fëdorovič, detto Michele di Russia (1596-1645), primo zar della dinastia Romanov, 64 chilogrammi di foglie di tè. La bevanda “esotica”, piacque al sovrano e alla  corte. Nel 1655 il medico personale riuscì a curare dal mal di stomaco con un infusione di tè lo zar Aleksej Michajlovič Romanov(1629-1676), padre del futuro imperatore Pietro il Grande. È da allora che i russi attribuiscono proprietà medicali alla bevanda. Nel 1679 l’ambasciatore russo stipulò un accordo con le autorità cinesi per il transito delle carovane russe che trasportassero tè. Non solo via terra, le “nobili foglie” raggiungevano il paese: con l’intensificarsi della richiesta, il tè venne trasportato anche via mare, ma con scarsi successi, soprattutto a causa della lunga permanenza nelle stive umide che causavano perdita di fragranza e di qualità. Con lo sviluppo dei rapporti russo-cinesi crebbe notevolmente anche il consumo di tè in tutto il Paese. Nel Settecento bere il tè nelle case dei nobili ed in quelle dei mercanti divenne un segno di distinzione sociale. Nel Ottocento il prezzo del tè raggiunse un livello di accessibilità tale che portò la Russia, insieme all’Inghilterra, a divenire uno dei paesi più consumatori di tè d’Europa. Nel 1885, si piantano le prime coltivazioni di tè nelle zone del estremo sud del Impero, nella Agiaria georgiana, in Azerbaijan, nel territorio di Krasnodar (rimasto l’unico ad oggi dove lo si coltiva) e nelle regioni Trans caucasiche. In Russia il tè viene consumato dal 95% della popolazione: circa 1,2 kilogrammi l’anno pro capite.

Etimologia: perche in Russia si beve “chai” mentre in Europa si beve tè?

 

La parola “chai” (si pronuncia come il fonema “c’hai” in italiano ), venne utilizzata  in Russia fin dalla metà del Seicento, prima per identificare una pianta medicinale, poi anche la bevanda. I primi tè arrivarono in Russia dal nord della Cina dove si parlava mandarino: il nome, così, risente di questa provenienza. In Europa, invece, il tè arrivava dal sud della Cina dove in dialetto veniva chiamato “tè”.

Come prendere il tè “alla russa”? Ovvero, di cosa si necessita per la “cerimonia antica”.

 

Quando ancora non esistevano i “sacchettini” di tè, quelli che colorano l’acqua di marrone forte in un batter d’occhio, per avere un buon tè si scaldava l’acqua in un contenitore, poi si preparava l’infusione di foglie di tè in una piccola teiera di ceramica; appena pronto, accompagnato ad un recipiente per l’acqua calda, veniva servito su un appropriato tavolo da tè. Era la padrona di casa, o la figlia maggiore, che versavano il tè, più o meno forte a secondo del gusto, agli ospiti che, di norma, difficilmente si alzavano senza averne preso almeno 3 tazze. Le stoviglie venivano sciacquate lì sul posto in un contenitore, asciugate e riutilizzate nuovamente. Se si usavano bicchieri di vetro, per non scottarsi le dita, venivano inseriti in un apposito porta bicchiere d’argento, o in lega di metallo; li trovate ancor oggi per servire il tè nei vagoni-letto dei treni notturni di lunga percorrenza.
Caratteristica del bere il tè in Russia è l’uso di diluire direttamente nella tazza l’infusione con acqua calda, proveniente da una teiera più grande o dal samovàr; in altre tradizioni –  cinese, giapponese o quella inglese – il tè viene preparato in un’unica teiera e versato. Nelle famiglie piccolo-borghesi le tazze venivano appoggiate su piattini con il bordo rialzato. Dalle tazze si versava il tè nei piattini e da questi si sorseggiava il tè, reggendoli con le punte delle dita; il tè bollente così si raffreddava più velocemente e il sapore ne risultava più “intenso”. Nelle case benestanti il tè veniva servito riempiendo, la tazza o il bicchiere, giusto un centimetro dal bordo per consentire agli ospiti di aggiungere zucchero o panna. Nelle famiglie povere, soprattutto quelle contadine, invece si usava versalo fino al bordo segno di particolare ospitalità ma anche di senso pratico visto che è difficile mettere tanto zucchero, costoso, in una tazza piena.
L’orgoglio di ogni padrona di casa erano gli apparati da tè. Ricamati da loro stesse, o dalle figlie, questi, soprattutto in campagna, erano la “dote”, il tesoro tramandato e da tramandare. Un altro particolare di rito è l’uso di un copriteiera a forma di gallina, o di bambola con la gonna larga e gonfia, per poter nascondere la teiera d’infusione: questi copriteiera si chiamano “baba na c’hàinik” cioè “femmina sopra la teiera”.

Il Samovàr

 

Si tratta di un’invenzione propriamente russa che con il suo arrivo incrementò notevolmente il consumo di tè. Il suo nome deriva da due parole “sam” (da solo) e “varit” (bollire). Quest’oggetto della vita quotidiana ha da sempre simboleggiato l’ospitalità nazionale. I primi samovàr furono prodotti, verso la fine del Settecento, dai famosi maestri armaioli di Tula. Nel Ottocento, poi, i samovàr diventarono oggetti di massa seppur, fino al inizio del Novecento, essi erano considerati un acquisto economicamente “importante”, curati e tramandati in famiglia. Costituito da dodici parti, costruito in argento, o in rame, o in leghe metalliche, alimentato con schegge di legna o con carbonella, il samovàr permetteva il mantenimento di acqua calda, indispensabile negli inverni freddi. A parte la praticità, l’economicità e la bellezza, nei samovàr veniva apprezzata anche la loro “musicalità”. Prima che l’acqua cominci a bollire il recipiente inizia a “cantare”, e questo “tintinnio”, simile al canto del grillo, rendeva l’atmosfera a tavola più intima e accogliente. 

La diffusione del tè a Mosca. Qual è la storia del rito del tè nella capitale?

 

Mosca ha “insegnato la moda” del tè a tutta la Russia. Per quasi tutto il XVIII secolo il tè in Russia si trovava quasi esclusivamente a Mosca. Già intorno al 1847, c’erano oltre 100 negozi specializzati e oltre 300 sale da tè. Entrato in uso e considerato dai moscoviti, soprannominati “sorseggiatori d’acqua”, non solo come bevanda dissetante, ma anche come manifestazione di vita sociale, tanto che a prendere il tè si stipulavano accordi matrimoniali e contratti commerciali; sembra che senza di esso non si mettessero a discutere una questione seria.
Un ruolo importante nella storia del tè in città, lo ebbe la famiglia Perlov, famosa dinastia di mercanti, che iniziarono a commercializzare “l’erbetta cinese” già agli inizi del Settecento. Per tutto l’Ottocento, furono tra i maggiori importatori di tè nel paese. Nel 1890-93 i Perlov costruirono in via Mjasnizkaja una casa da tè in stile chinoiserie (nella foto), divenendo in breve tempo una delle attrazioni “esotiche” di Mosca, ieri come oggi. Qui si possono trovare numerose qualità di tè e caffè, e rimanere “rapiti” dalle emozioni di un luogo e dai profumi d’altri tempi.
Il letterato Ghiljarovskij (o semplicemente zio Ghiljai come lo chiamavano i vetturini moscoviti) ci ha lasciato delle descrizioni dettagliate delle vecchie trattorie moscovite, dove si riscaldavano a prendere il tè i barocciai, oppure in quelle di solida reputazione si radunavano i grandi mercanti ma anche artisti, letterati, pittori. Anche Vjurkòv, l’autore di Racconti della vecchia Mosca, ricorda: “Il tè, i moscoviti,  lo prendevano la mattina, a mezzogiorno e senz’altro alle quattro di pomeriggio. A quest’ora in ogni casa a Mosca bolliva il samovàr. Le sale da tè e le trattorie erano piene e la vita si fermava. Se lo consumavano la sera, o quando si sentivano tristi, lo bevevano per non aver nulla da fare o “semplicemente così”.
Nel quartiere dell’Oltremoscova (Zamoskvoreč'e), antica zona borghese della città, il tè era accompagnato solo con miele o con uva sultanina, per risparmiare lo zucchero costoso. I mercanti autorevoli bevendo il tè caldo avevano l’usanza di accarezzarsi il corpo, intendendo dire che la bevanda è andata nel cuore, nell’anima e per tutte le vene. Ancor oggi i moscoviti dopo aver bevuto un sorso di tè caldo a volte non riescono a trattenersi un suono di piacere: A-ah!


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