venerdì 22 settembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - THÈ, UN PO' DI STORIA





Il thè è originario della Cina, nella regione nota come Yunnan, di questo non si dubita, tanto che si può affermare che nessuno beveva thè prima dei cinesi, men che meno gli indiani. Infatti il thè in India, lo portarono gli inglesi a seguito della così detta “guerra dell'oppio”,  quando la Cina chiuse le frontiere. Si narra che una spia inglese, Robert Fortune (a fianco), botanico scozzese del XIX° secolo, abbia aiutato la East India Trading Company a carpire i segreti della produzione di thè dalla Cina; rubò delle piantine di Camelia Sinensis e le trafugò in India dove furono coltivate e permisero agli inglesi di avere il “loro” thè. In realtà oggi sappiamo che le cose non sono proprio andate esattamente così. E sappiamo anche che secondo alcuni, la Camelia Sinensis var Assamica, è considerata una pianta autoctona della zona dell'Assam, ovviamente prove certissime non ce ne sono. Sembra comunque più ragionevole asserire che il thè come bevanda, sia nato in Cina, perché prima dei cinesi, anche se queste piante erano diffuse anche altrove, nessuno aveva avuto l'idea di usarle per farne un decotto o un infuso.

Due racconti ci informano sull’origine della pianta e della bevanda.

Secondo un’antica leggenda, Bodhidharma, 28° successore del Buddha, che nel VI° secolo della nostra era aveva diffuso in Cina una nuova dottrina religiosa, il Ch’an (chiamato successivamente in Giappone Zen), dopo aver trascorso anni concentrato nella meditazione cedette al sonno. Al risveglio, mortificato per la debolezza, si tagliò le palpebre per impedir loro di calare ancora sugli occhi interrompendo la veglia meditativa; e le palpebre, cadute a terra, si trasformarono nella pianta del thè che possiede la virtù di tenere desta la facoltà intellettiva e le cui foglie a mandorla ne rammentano l’origine.

Nell’anno 2737 l’imperatore Shen Nong si trovava in giardino, seduto sotto un alberello, e sorvegliava la servitù che gli preparava acqua calda da bere. Una folata d’aria staccò alcune foglie dall’albero e le fece cadere nel recipiente dell’acqua ormai calda: grazie a quel provvidenziale venticello l’imperatore bevve per primo la bevanda che trovo gradevole e tonica. Da quel momento il thè fu coltivato nei giardini imperiali da giovani giardinieri scelti fra i più sani e che non dovevano mangiare aglio e cipolla per non contaminare la pianta con odori acri. Il raccolto avveniva tra la fine della luna di febbraio e l’inizio di quella di marzo da raccoglitori con mani pulitissime, lavate per sette volte di seguito e protette da guanti di seta.

 


In Europa lo si conobbe alla fine del XVI° secolo e si contendono il primato della sua diffusione i russi e gli inglesi, ma già alcuni viaggiatori ne avevano scritto. Il primo fu probabilmente un arabo che riferiva che nel 879 le principali entrate di Canton erano i dazi sul sale e sul thè. Nel 1610 la Compagnia olandese delle Indie importò le prime casse di thè non solo in Olanda, ma anche in diversi altri paesi fra cui Portogallo, Francia e Italia. Tuttavia in altri paesi come la Russia fin dal medioevo i mercanti che avevano commerci con l’oriente, conoscevano il thè, ma la sua introduzione ufficiale inizia nell’anno 1638, venti anni prima che a Londra, dove il 3 settembre 1658, sul settimanale Mercurius politicus, un annuncio pubblicitario comunicasse ai lettori che nella Sultaness Head Coffee House, presso il Royal Exchange di Londra, veniva servita “una nuova bevanda cinese, approvata da tutti i medici, che i cinesi chiamano Tcha e le altre nazioni Tay, vale a dire Thea”. Pochi anni dopo, nel 1662, Caterina di Bergonza, che aveva sposato Carlo I, ne diffuse la moda a corte. Nei primi decenni del Settecento il thè era comunque ancora una bevanda per poche persone facoltose, poi grazie anche al contrabbando che permetteva di evaderne l’imposta, si diffuse anche in ambienti popolari.

Si diffuse anche nelle colonie americane perché agli occhi dei puritani la cui idea religiosa innervava il tessuto sociale, era salutare e un’ottima alternativa ai “diabolici liquori”. E il thè divenne protagonista di un episodio storico che ebbe grande risonanza, il Boston Teaparty: il 17 dicembre 1773 alcune casse di thè vennero infatti gettate a mare dalla popolazione in rivolta contro le nuove imposte stabilite dal parlamento inglese; fu l’inizio della rivoluzione americana.
Nell’Ottocento, in epoca vittoriana, nacque un’usanza tipicamente inglese, ma che fu emulata in seguito anche altrove, il cosiddetto afternoon tea, il thè pomeridiano delle signore, inventato dalla contessa Bedford: una “cerimonia” profana con cui si era copiato e stravolto in “stile borghese”, il senso del rito orientale del thè.


Appendice

A riprova di quanto asserito all'inizio di questo scritto riguardo l'origine cinese del thè, un gruppo di archeologi dell’Accademia delle scienze di Pechino ha effettuato un eccezionale ritrovamento nella tomba dell’imperatore cinese Liu Qi, vissuto tra il 188 e il 141 a. C. e appartenente alla dinastia Han occidentale: tra le varie suppellettili estratte dal mausoleo Han Yangling a lui dedicato è emersa anche una vasta scorta di foglie di Camellia sinensis, la pianta dalla quale si ricava il tè. La scoperta ha implicazioni importantissime. Innanzitutto è il ritrovamento più antico nel mondo di foglie di tè e consente di retrodatare con certezza a 2.150 anni fa l’uso della bevanda: ora sappiamo che sicuramente a quell’epoca il tè era già diffuso in Cina. Non solo. Doveva probabilmente essere un prodotto di lusso, dato che è stato rinvenuto in un pozzo che circonda il mausoleo dal quale sono state dissotterrate più di 50 mila statuette di terracotta, manufatti in seta, carrozze e altri tesori di inestimabile valore. Gli scavi nel sito sono cominciati nel 1990, ma solo recentemente gli archeologi hanno rinvenuto le piante ormai decomposte sparse in un’area di tredici metri a formare un tappeto spesso fino a otto centimetri. Ma c’è dell’altro. Tramite microscopio elettronico a scansione e spettrometro di massa hanno così potuto identificare che le foglie decomposte scoperte a Xi’an, dove sorge il mausoleo di Han Yangling, appartengono a una varietà di ottima qualità di tè verde contenente molta caffeina. D’altronde non a caso si trovavano nella tomba di un imperatore.

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