Etichette fuorvianti e Governi che non
tutelano i cittadini (basterebbe applicare il principio di
salvaguardia della salute, non solo previsto dalla nostra Carta costituzionale, ma anche dall'art. 23 Direttiva 2001/18/CE) ci
espongono quotidianamente in ciò che abbiamo di più prezioso, il cibo e la sanità
psico-corporale, alle logiche del profitto della Grande Industria senza cuore né scrupoli.
Si è svolto l’incontro organizzato dal Comitato
promotore Granosalus, l’Associazione nazionale che dovrà occuparsi di
affrontare in modo organico la “crisi del grano duro” che investe sempre più
non solo i produttori ma soprattutto i consumatori. “Durante l’incontro –
si legge in una nota – è emersa l’urgente necessità di alleare i due
anelli deboli della filiera al fine di salvaguardare più efficacemente la vera
emergenza in atto da tempo che è la tutela della salute pubblica.
L’importazione selvaggia di grani di
dubbia provenienza sta infatti mettendo in ginocchio tutti i
coltivatori, soprattutto del mezzogiorno d’Italia, area particolarmente vocata
alla produzione di grani d’eccellenza privi di qualsiasi contaminante resa
possibile grazie alle favorevoli condizioni climatiche. Da tempo i movimenti
agricoli hanno posto la problematica all’attenzione delle istituzioni, senza
alcun riscontro utile teso a valorizzare le qualità del grano prodotto nel Sud
Italia, di cui la Sicilia è tra i principali produttori”. Due gli argomenti
trattati in modo prevalente: le contaminazioni da micotossine e quelle
da diserbanti.
“In relazione alla micotossina DON
(Deossinivalenolo), metabolita fungino dannoso per la salute, la mancanza di
una regolamentazione armonica nazionale e comunitaria, tiene all’oscuro
i consumatori dai pericoli derivanti dall’assunzione di alimenti contaminati
anche a dosi basse. Infatti dal rapporto della Commissione scientifica
sugli alimenti, consulente della Commissione europea, si evince che la
dose giornaliera di consumo (TDI) di alimenti contenenti DON è fissata in 1 ppb
(microgrammo/chilogrammo) per ogni chilo di peso corporeo. I limiti attuali
sono però riferiti alla dieta di un cittadino europeo medio che consuma 5-6
chili di pasta all’anno, a differenza dei 27 chili di pasta pro capite consumati
in Italia. Il consumatore italiano risulta pertanto più esposto al
rischio di intossicazione alimentare in quanto assume una dose giornaliera di
ben cinque volte superiore ai limiti europei. Occorrerebbe quindi
abbassare i predetti limiti ad un quinto rispetto a quelli previsti
dall’attuale normativa europea”.
“In attesa di queste modifiche- prosegue la nota
del Comitato promotore Granosalus- il Governo italiano dovrebbe applicare
il principio di salvaguardia di protezione della salute dei consumatori italiani
(Art. 23 Direttiva 2001/18/CE) e ispezionare le navi in ingresso nel nostro
Paese.
Anche sul diserbante glifosate, di cui è
scientificamente provata la correlazione con la celiachia, dopo il
recepimento del regolamento europeo e del decreto ministeriale che ne vieta
l’uso in prossimità della raccolta, occorrerebbe far rispettare, a tutela della
salute, i divieti imposti dalla recente normativa europea e nazionale alle navi
in arrivo dall’ estero, in particolare dai paesi che ne fanno largo uso, Canada
in primis”. Delle problematiche legate al grano canadese, ampiamente usato
dall’industria della pasta italiana, vi abbiamo parlato. “La nascente
associazione -conclude la nota- avrà cura di informare i consumatori,
attraverso le analisi che saranno pubblicate su un portale, circa l’assenza di
ogni residuo nella pasta, nel pane e in tutti gli altri derivati dei
cereali. Durante l’incontro sono state anche illustrate le finalità e le
strategie che la nuova associazione intende portare avanti in Italia per
aumentare il grado di trasparenza nei meccanismi di formazione del
prezzo all’origine e redistribuire equamente il reddito lungo la filiera,
tutelando, attraverso la Commissione unica nazionale prezzi (CUN), la salute
dei consumatori e il reddito dei produttori”.
http://www.inuovivespri.it/2016/08/30/crisi-del-grano-i-consumatori-tenuti-alloscuro-dei-veleni-che-ingeriscono/
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