Sin dal XIV secolo, ogni 6 dicembre, Nicola veniva a portare i doni
ai bambini del Nord Europa, passando attraverso il camino. Era una
figura molto popolare e molto amata e questo sembra avergli dato la
forza di resistere durante un periodo in cui le immagini e le statue dei
santi venivano rase al suolo, bruciate e distrutte. S.Nicola è così rimasto nella memoria popolare, in una forma che
J.Seal definisce “dormiente”, fino agli inizi del XIX secolo. Gli
olandesi, nella cui lingua porta il nome di Sinterklaas, lo portarono
nel Nuovo Mondo, in particolare nella Nuova Amsterdam, l’odierna
Manhattan, e la pronuncia americana dell’olandese portò all’evoluzione
linguistica da Sinterklaas all’odierna pronuncia anglosassone di Santa
Claus. Nel frattempo, a cavallo fra l’Olanda e gli States, acquistò
slitta, renne e campanellini, tipici del Nord Europa, nel periodo
invernale. E’ nei primi decenni del 1800 che, per opera di un gruppo di
scrittori americani – prima Washington Irving, poi Georg Pintard, poi
ancora Clement Clark Moore, insieme ad un fiorire di poesie anonime
Santa Claus, oramai resosi completamente indipendente da San Nicola, pur
conservandone la realtà del dono ed il nome, divenne popolare nella sua
nuova forma. Il nome che Babbo Natale conserva tuttora nella tradizione
anglosassone, Santa Claus, non viene più percepito come nome di un
santo, pur essendone la chiara derivazione. Santa Claus-Babbo Natale non
è più, così, legato al 6 dicembre, e la tradizione dei suoi doni si è
trasferita definitivamente al giorno di Natale.
Fu la necessità di trovare, nel 1931, un veicolo pubblicitario per il
lancio della Coca Cola ai fanciulli ed agli adolescenti, che spinse,
infine, la Compagnia della famosa bevanda americana a vestire Santa
Claus di rosso e di bianco, con la tonalità dei due colori rigorosamente
identica a quelli della bibita che dovevano ricordare.
Gli imbottigliatori della
Coca-Cola avevano sempre saputo che dovevano cercare di attrarre presto
la prossima generazione di consumatori, nonostante le remore riguardo
alla pubblicità diretta ai giovani di età inferiore ai dodici anni. Ora
che i bambini potevano trovare la Coca-Cola nei loro frigoriferi, la
Compagnia cominciò a corteggiare anche il mercato dei giovani in età
scolare, facendo però attenzione a non mostrare mai esplicitamente nelle
pubblicità un bambino nell’atto di bere la Coca-Cola.
Per comprendere come San Nicola sia
divenuto l’uomo dei “doni”, l’uomo della carità cristiana, capace di
rinunciare ai suoi averi per il bene di ogni altro uomo, dobbiamo
tornare alla sua storia. La tradizione lo vuole, infatti, protagonista
di un episodio che è appunto all’origine del gesto annuale dei doni ai
bambini. Eccolo descritto nella versione che ne fornisce la Leggenda
Aurea di Jacopo da Varagine:
Un suo vicino, che aveva tre figlie ancora giovani, aveva deciso, a causa dell’estrema povertà e nonostante la nobiltà del casato, di spingerle alla prostituzione, per ricavare di che vivere da quello sconcio commercio. Il santo seppe la cosa, ne ebbe orrore e, avvolto dell’oro in un panno, di notte, attraverso una finestra lo gettò in casa del vicino e fuggì. La mattina, svegliandosi, il vicino trovò l’oro, rese grazie a Dio e con quella cifra maritò la primogenita. Non molto tempo dopo il servo di Dio rifece la stessa cosa. L’uomo trovò di nuovo l’oro e scoppiando di gioia e di gratitudine decise di far di tutto per riuscire a sapere chi era che rimediava in quel modo alla sua povertà. Dopo pochi giorni, raddoppiata la somma, Nicola gettò di nuovo il sacchetto dentro la casa; l’uomo, svegliatosi dal rumore, si mise a inseguire Nicola che fuggiva, gridandogli: “Fermati, fatti riconoscere!”. E, riuscito a raggiungerlo, riconobbe Nicola; subito si gettò a terra e cercò di baciargli i piedi, ma Nicola non volle e anzi gli fece promettere che non avrebbe mai rivelato la cosa a nessuno, per tutta la vita.
Se nell’Europa meridionale ed orientale la tradizione della festa del
Santo al 6 dicembre e dei doni in suo nome non si interruppe mai, se
non in tempi recenti, ben diversamente andarono le cose nell’Europa del
Nord. La predicazione protestante, infatti, volle l’abolizione delle
feste dei santi, per incentrarsi esclusivamente sui giorni liturgici
legati direttamente alle storie bibliche ed, in particolare,
neotestamentarie. Duri furono Lutero e i protestanti olandesi (che
promulgarono leggi severe contro chi faceva festa il 6 dicembre). Più
tolleranti i protestanti svizzeri. Ma, nessuno riuscì a sradicare
S.Nicola dall’animo dei bambini, anche se in alcuni paesi l’alterazione
del vestito fece perdere il ricordo della sua origine. La decostruzione
della figura di S.Nicola operata dal mondo protestante del Nord Europa
non riuscì ad allontanare dal folklore popolare la memoria dell’uomo dei
doni, ma la separò pian piano definitivamente dalla figura del Santo.
Credo che l’ostacolo della Riforma sia stato superato proprio perché
egli era diventato una figura che andava al di là della Chiesa, era
diventato parte integrante di ogni famiglia.
Sin dal XIV secolo, ogni 6 dicembre, Nicola veniva a portare i doni
ai bambini del Nord Europa, passando attraverso il camino. Era una
figura molto popolare e molto amata e questo sembra avergli dato la
forza di resistere durante un periodo in cui le immagini e le statue dei
santi venivano rase al suolo, bruciate e distrutte.
S.Nicola è così rimasto nella memoria popolare, in una forma che
J.Seal definisce “dormiente”, fino agli inizi del XIX secolo. Gli
olandesi, nella cui lingua porta il nome di Sinterklaas, lo portarono
nel Nuovo Mondo, in particolare nella Nuova Amsterdam, l’odierna
Manhattan, e la pronuncia americana dell’olandese portò all’evoluzione
linguistica da Sinterklaas all’odierna pronuncia anglosassone di Santa
Claus. Nel frattempo, a cavallo fra l’Olanda e gli States, acquistò
slitta, renne e campanellini, tipici del Nord Europa, nel periodo
invernale.
E’ nei primi decenni del 1800 che, per opera di un gruppo di
scrittori americani – prima Washington Irving, poi Georg Pintard, poi
ancora Clement Clark Moore, insieme ad un fiorire di poesie anonime
Santa Claus, oramai resosi completamente indipendente da San Nicola, pur
conservandone la realtà del dono ed il nome, divenne popolare nella sua
nuova forma. Il nome che Babbo Natale conserva tuttora nella tradizione
anglosassone, Santa Claus, non viene più percepito come nome di un
santo, pur essendone la chiara derivazione.
Santa Claus-Babbo Natale non è più, così, legato al 6 dicembre, e la
tradizione dei suoi doni si è trasferita definitivamente al giorno di
Natale.
Fu la necessità di trovare, nel 1931, un
veicolo pubblicitario per il lancio della Coca Cola ai fanciulli ed
agli adolescenti, che spinse, infine, la Compagnia della famosa bevanda
americana a vestire Santa Claus di rosso e di bianco, con la tonalità
dei due colori rigorosamente identica a quelli della bibita che dovevano
ricordare.
Gli imbottigliatori della Coca-Cola avevano sempre saputo che dovevano cercare di attrarre presto la prossima generazione di consumatori, nonostante le remore riguardo alla pubblicità diretta ai giovani di età inferiore ai dodici anni. Ora che i bambini potevano trovare la Coca-Cola nei loro frigoriferi, la Compagnia cominciò a corteggiare anche il mercato dei giovani in età scolare, facendo però attenzione a non mostrare mai esplicitamente nelle pubblicità un bambino nell’atto di bere la Coca-Cola.
“Sunny”, un forte bevitore svedese professionalmente brillante, ma sempre in ritardo, si rese indispensabile, malgrado le sue abitudini, inventando il classico Babbo Natale della Coca-Cola nel 1931. Il Babbo Natale di Sundblom era il perfetto uomo della Coca-Cola: più grosso del normale, di un rosso brillante, sempre allegro e colto in stravaganti situazioni che si concludevano con una famosa bibita come ricompensa per una dura notte di lavoro passata a consegnare giocattoli. Ogni Natale, Sundblom partoriva un’altra pubblicità, avidamente attesa, raffigurante il Babbo Natale della Coca-Cola. Quando morì il suo primo modello, un ex-venditore della Coca-Cola, Sundblom lo sostituì personalmente. Se si può dire che la Coca-Cola abbia esercitato una sottile, penetrante influenza nella cultura americana, occorre ammettere che essa ha forgiato direttamente il concetto americano di Babbo Natale. Prima delle illustrazioni di Sundblom, Babbo Natale (alias Santa Claus) era stato variamente dipinto con abiti blu, gialli, verdi o rossi; nell’arte europea era generalmente alto e macilento, mentre Clement Moore l’aveva dipinto come un elfo in “Una visita da St. Nicholas”. Dopo le pubblicità della bibita, invece, Babbo Natale sarebbe sempre stato un uomo enorme, grasso, sempre contento, con un ampio giro-vita e stivali neri fino all’anca, sempre rigorosamente vestito di rosso Coca-Cola.
A partire dalla fine della II guerra mondiale Santa Claus-Babbo Natale si impose anche nell’Europa meridionale, soppiantando tutte le ricorrenze regionali dei doni ai bambini legate ai santi, che avevano resistito nei secoli dopo la Riforma. Scomparve, così, in particolare l’usanza di fare doni ai bambini il 6 dicembre, giorno di S.Nicola, così come di farli il 13 dicembre, nella ricorrenza di S.Lucia.
Gli imbottigliatori della Coca-Cola avevano sempre saputo che dovevano cercare di attrarre presto la prossima generazione di consumatori, nonostante le remore riguardo alla pubblicità diretta ai giovani di età inferiore ai dodici anni. Ora che i bambini potevano trovare la Coca-Cola nei loro frigoriferi, la Compagnia cominciò a corteggiare anche il mercato dei giovani in età scolare, facendo però attenzione a non mostrare mai esplicitamente nelle pubblicità un bambino nell’atto di bere la Coca-Cola.
“Sunny”, un forte bevitore svedese professionalmente brillante, ma sempre in ritardo, si rese indispensabile, malgrado le sue abitudini, inventando il classico Babbo Natale della Coca-Cola nel 1931. Il Babbo Natale di Sundblom era il perfetto uomo della Coca-Cola: più grosso del normale, di un rosso brillante, sempre allegro e colto in stravaganti situazioni che si concludevano con una famosa bibita come ricompensa per una dura notte di lavoro passata a consegnare giocattoli. Ogni Natale, Sundblom partoriva un’altra pubblicità, avidamente attesa, raffigurante il Babbo Natale della Coca-Cola. Quando morì il suo primo modello, un ex-venditore della Coca-Cola, Sundblom lo sostituì personalmente. Se si può dire che la Coca-Cola abbia esercitato una sottile, penetrante influenza nella cultura americana, occorre ammettere che essa ha forgiato direttamente il concetto americano di Babbo Natale. Prima delle illustrazioni di Sundblom, Babbo Natale (alias Santa Claus) era stato variamente dipinto con abiti blu, gialli, verdi o rossi; nell’arte europea era generalmente alto e macilento, mentre Clement Moore l’aveva dipinto come un elfo in “Una visita da St. Nicholas”. Dopo le pubblicità della bibita, invece, Babbo Natale sarebbe sempre stato un uomo enorme, grasso, sempre contento, con un ampio giro-vita e stivali neri fino all’anca, sempre rigorosamente vestito di rosso Coca-Cola.
A partire dalla fine della II guerra mondiale Santa Claus-Babbo Natale si impose anche nell’Europa meridionale, soppiantando tutte le ricorrenze regionali dei doni ai bambini legate ai santi, che avevano resistito nei secoli dopo la Riforma. Scomparve, così, in particolare l’usanza di fare doni ai bambini il 6 dicembre, giorno di S.Nicola, così come di farli il 13 dicembre, nella ricorrenza di S.Lucia.
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