Un’analisi chiara e documentata sull’origine e l’attuazione delle politiche neomaltusiane.
Il ruolo non dichiarato delle sementi OGM.
«Chi controlla il cibo controlla i
popoli», ammoniva Kissinger, che fu tra i primi ad intravedere il filo
rosso che lega alimentazione e demografia. Ciò ha portato Engdahl ad
osservare che «i programmi per la riduzione della popolazione e per la
diffusione delle colture geneticamente modificate facevano parte della
stessa strategia ad ampio raggio: una drastica riduzione della
popolazione – o genocidio, che dir si voglia – attraverso la sistematica
eliminazione di intere etnie, come risultato di un preciso disegno
politico criminale, presentato sotto la presentabile etichetta di
“soluzione del problema della fame nel mondo”».
Con la reintroduzione del proprio
settore primario sotto il controllo del Global Agreement on Tariffs and
Trade (Gatt) e poi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), gli
Stati Uniti hanno avuto modo di invadere i mercati mondiali con i
propri prodotti agricoli. Ciò consentiva non solo di alimentare il
business delle multinazionali Usa operanti in questo campo, ma anche di
dotare Washington di uno strumento fondamentale per incrementare la
propria capacità di controllo sulla demografia mondiale. Si tratta di un
vecchio obiettivo strategico, le cui origini si collocano grosso modo
nella seconda metà degli anni ’70, quando i Paesi maggiormente
industrializzati furono progressivamente investiti da un fenomeno che
era stato previsto con largo anticipo dall’economista e demografo
francese Alfred Landry. Al termine di una serie di studi comparati,
Landry vaticinò che, nel corso degli ultimi decenni del XX Secolo, le
nazioni ad alto livello di sviluppo sarebbero state colpite da una
fortissima “rivoluzione demografica” in grado di portare i tassi di
natalità al di sotto della soglia minima d’emergenza (2 figli per donna,
che garantisce il ricambio generazionale). Secondo Landry, la
diffusione a macchia d’olio di politiche ispirate ai concetti elaborati
dall’economista e demografo britannico Thomas Robert Malthus – che
sosteneva la necessità di favorire la diminuzione della popolazione
mondiale per via della scarsità delle risorse offerte dalla natura –
avrebbe innescato un processo di riduzione demografica difficilmente
reversibile, che è stato poi promosso senza badare a spese da svariate
fondazioni “filantropiche” (Family Planning, ecc.) di cui quella facente
capo alla famiglia Rockefeller rappresenta la punta di diamante. Nel
1952, John D. Rockefeller III fondò il Population Council, un organismo
incaricato di incoraggiare una transizione dall’equilibrio della
popolazione pre-industriale, dato dalle natalità e mortalità parimenti
incontrollate, a quello della popolazione post-industriale, dove il
controllo della mortalità avrebbe compensato quello della natalità. La
necessità di favorire questa transizione era stata indicata
dall’università di Princeton come l’unica soluzione in grado di ridurre
la povertà di masse umane ridotte allo stato di sussistenza, ritenuta la
causa primaria del sottosviluppo economico del “terzo” e “quarto
mondo”.
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