Venditori di cibo e di bugie
Esther Vivas
Ci dicono che il nostro cibo non è mai stato così sicuro come adesso, che il
cibo non ha mai subito tanti controlli come ora. Tuttavia, periodicamente,
scoppiano nuovi scandali alimentari. L’Agenzia europea per la sicurezza
alimentare ha la responsabilità di assicurare, in teoria, che ciò che mangiamo
è sano. Ma chi c’è dietro questa agenzia che svolge un ruolo chiave
nell’autorizzazione di migliaia di prodotti, come pesticidi, ogm e additivi
alimentari, che finiscono sul nostro tavolo? Vediamolo.
L’Agenzia europea per la
sicurezza alimentare è presentata, come dichiarato
sul suo sito web, come «la pietra angolare della valutazione del rischio
dell’Unione europea sulla sicurezza alimentare». L’Agenzia è stata creata nel
2002, dopo una serie di scandali, come quello della malattia della mucca pazza,
alla fine degli anni ’90. Il suo
obiettivo: migliorare la sicurezza alimentare e ripristinare e mantenere la
fiducia nella catena alimentare. Secondo quanto scritto il suo impegno è
«fornire un supporto indipendente e obiettivo di consulenza scientifica». Siamo
certi?
La Corte dei conti europea non sembra essere d’accordo con queste
affermazioni, come si evince dal suo rapporto «Gestione dei conflitti di
interessi in alcune agenzie dell’Ue» (settembre 2012), affermando che l’Agenzia
europea per la sicurezza alimentare, insieme ad altre tre agenzie europee
controllate, «non riesce a gestire
correttamente i conflitti di interesse». E aggiunge che questi «rischi di
conflitti di interesse sono incorporati nelle strutture di queste agenzie (…) e
nella dipendenza delle indagini realizzate per l’industria». Più chiaro
dell’acqua.
Come aneddoto, le conclusioni del rapporto della Corte dei conti europea
contrastavano con le lodi di valutazione, che poco tempo prima, erano stato
fatte da una ricerca privata dalla Ernst & Young, commissionata ovviamente
dalla stessa Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
La critica della mancanza di
neutralità dell’Agenzia, non è una novità.
Le organizzazioni Corporate European Observatory y Earth Open Source nel
febbraio 2012, in coincidenza con il decimo anniversario dell’istituzione,
hanno pubblicato il rapporto «Conflitti nel menù: un decennio di influenza
dell’industria presso l’Autorità europea per la sicurezza alimentare», che ha
generato polemiche. In questo studio si mette in dubbio l’indipendenza
dell’Agenzia e vengono denunciati i suoi stretti legami con esperti di business
del settore.
E che cosa significa questo per i consumatori? Un esempio è la
regolamentazione dei prodotti alimentari. Quando una società vuole introdurre
una nuova sostanza o un prodotto sul mercato, deve presentare all’Agenzia
europea per la sicurezza alimentare e alle istituzioni dell’Unione europea un
dossier sulla valutazione del rischio di questi prodotti. Su richiesta della
Commissione, il comitato scientifico dell’Agenzia esamina questo dossier e
pubblica un parere scientifico in materia, con il quale i rappresentanti degli
stati membri possono prendere una decisione. Il problema? L’Agenzia fonda le sue valutazioni, in fondo, su studi condotti da
parte dell’industria, che spera di realizzare enormi profitti con la
commercializzazione di questi prodotti. Relazioni scientifiche indipendenti non
sono prese in considerazione. E
quindi, il meccanismo favorisce, senza dubbio, gli interessi delle grandi
industrie a danno della società.
Così, sostanze e prodotti reperibili sul mercato, come l’aspartame, un
dolcificante non calorico, o il bisfenolo A (Bpa), presente negli imballaggi di
plastica per alimenti, secondo rapporti scientifici indipendenti pregiudicano
la nostra salute. Ma questi studi non sono mai stati presi in considerazione da
parte dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. La situazione non è
nuova. Molti rapporti che lodavano le virtù del tabacco finanziate
dall’industria dei tabacchi, per fortuna, sono rimasti lettera morta.
Dietro tutto questo c’è il peso dell’industria con la dinamica della «porta
girevole». I dipendenti e gli esperti dell’Agenzia europea per la sicurezza
alimentare dopo un po’ vanno a lavorare in aziende agro-alimentari oppure in
quello delle biotecnologie e viceversa, determinando una situazione di
evidente, tranne, a quanto pare, per loro, conflitto di interessi. Ci sono
molti esempi. Suzy Renckens, coordinatore scientifico del panel ogm ha lasciato
il suo incarico all’Agenzia nel 2008 per assumere quello di direttore della
lobby sull’Ue Syngenta. David Carlander, funzionario dell’Agenzia, incaricato
per le Linee guida progettuali per l’utilizzo delle nanotecnologie nei prodotti
alimentari, nel 2011 è diventato il direttore della lobby della nanotecnologia
Industries Association a Bruxelles. O Laura Smillie, assunta nel 2010 da parte
dell’Agenzia per sviluppare nuove linee di comunicazione sui rischi alimentari
e proveniente dalla Information Council European Food (Eufic), think tank
finanziato dalle aziende agro-alimentari, come Coca-Cola, Danone, Kraft Foods,
McDonald, Nestlé, Unilever.
L’Agenzia spagnola per la sicurezza alimentare e la nutrizione sembra
seguire l’esempio della sua «sorella». È sufficiente dare un’occhiata al
curriculum della suo attuale direttrice, Angela Lopez de Sa Fernandez, ex
direttrice degli affari scientifici e normativi per la Coca-Cola Iberia, sta
per prendere il suo nuovo incarico come capo Agenzia spagnola per la sicurezza
alimentare…
D’ora in poi, quando vi dicono di
non preoccuparvi, che la nostra sicurezza alimentare è in buone mani chiedete
«buone mani per chi»? Perché, nella maggior parte dei casi, è chiaro che non
sono buone mani per noi.
Nessun commento:
Posta un commento