Sembra un
paradosso e tale dovrebbe esserlo almeno per tutti coloro che contemplano l’esistenza
di un Essere Superiore, di un Dio: infatti in presenza di una Fede (non faccio
riferimento a specifiche confessioni, ma alla religione in senso lato), come si
può accettare la propaganda martellante volta a far credere che non ci sono
abbastanza risorse sul pianeta, che c’è troppa popolazione e quindi occorre
ridurla? Magari proprio con la fame, le guerre, aborto, eutanasia, ecc. che se
ci pensiamo bene non sono altro che “metodi” da lager a cielo aperto, seppure
non vi è un ingresso come ad Auschwitz a sancire che Arbeit macht frei [Il lavoro rende liberi], ma i risultati sono
identici in termini di devastazione dell’umanità.
Partiamo da
questo se non vogliamo berci tutto quello che ci raccontano, e deglutire anche
quello che non vuole andare giù, perché è palesemente falso, un alimento di
gomma. Infatti come sostiene Esther Vivas “disponiamo
di una quantità notevole di cibo, maggiore che in nessun altro periodo della
storia, però se non si dispone di denaro per pagarlo o per avere accesso alla
terra, all’acqua, ai semi…per produrre, non si mangia. Non si tratta di
produrre più cibo, ma solo di ripartire gli alimenti che già esistono. Ciò che
sta fallendo è tutto il modello alimentare, ormai al servizio di pochissimi
interessi privati”.
Allora facciamo
meglio i conti perché sino ad oggi non tornano proprio.
Senza diritto di
mangiare
di Esther Vivas
Ci dicono che
vogliono farla finita con la fame nel mondo e che se questo non è stato
possibile entro il 2015, lo sarà più avanti nel tempo. E ora, nel momento in
cui scadono gli Obiettivi per il Millennio (ODM), senza avere sicuramente
conseguito alcun risultato, si inventano nuove proposte come la Agenda per lo
Sviluppo dopo il 2015 e ci dicono di sperare e di aver fiducia e di lasciare
questi problemi nelle loro mani, poiché questa è la volta definitiva. E la
storia o le menzogne si ripetono nuovamente.
Gli Obiettivi di
Sviluppo per il Millennio, promossi dalle Nazioni Unite nel 2000, hanno finito
per diventare carta straccia, come accadrà, possiamo garantirlo, anche con
l’Agenda per lo Sviluppo dopo il 2015 e per qualunque altra cosa dopo di
questa. Perché porre fine alla fame non dipende da dichiarazioni di buone
intenzioni e nemmeno da accordi firmati o da processi direzionali molto
convinti che si svolgono nelle alte sfere…dipende unicamente ed esclusivamente
dalla volontà politica. Ma questa non esiste.
… … …
Gli artefici dei
tagli, che hanno falsificato le cifre relative alla fame sia qui che a scala
internazionale, ben poco, per non dire nulla, sono in grado di contribuire alla
soluzione di tale problema. Nello Stato spagnolo, in base ai dati dell’Istituto
Nazionale di Statistica del 2010, si calcola che almeno un milione e centomila
persone soffrono la fame e non assumono le calorie e le proteine minime
necessarie. Questa cifra, nell’attuale stato di crisi economica e sociale, di
disoccupazione e di precariato, è sicuramente aumentata. E non si verifica solo
questo. Il governo spagnolo, che ospita la Consulta dell’Onu, è lo stesso che
ha ridotto ai minimi termini l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo, portando il suo
ruolo ai livelli più bassi, situandolo nelle posizioni del 1990 e in fondo alle
classifiche dell’Unione europea. Questa è la solidarietà del Governo verso i
paesi del Sud del mondo, praticamente zero.
Le Nazioni unite
ci dicono che per eliminare la fame dobbiamo basarci sulla crescita. Lo afferma
nel suo rapporto “Lo stato dell’insicurezza Alimentare nel mondo nel 2012: “I
poveri devono essere partecipi dei processi di crescita e dei loro effetti
benefici. La crescita deve conseguirsi con la partecipazione dei poveri e
estendersi ad essi”: E aggiunge: “La crescita dell’agricoltura è
particolarmente utile per ridurre la fame e la malnutrizione”. Però in realtà
il problema non è questo. Non si tratta di vedere arrancare di nuovo i
meccanismi della crescita economica considerandola una formula magica. Ciò di
cui abbiamo bisogno sono la redistribuzione e la giustizia. In particolare
nelle politiche agricole e alimentari, dove tonnellate di cibo vengono gettate
ogni giorno nelle discariche mentre 870 milioni di persone soffrono la fame in
tutto il mondo. Non vogliamo sempre più ricchezza concentrata in poche mani, ma
invece chiediamo più democrazia.
La produzione di
alimenti dagli anni sessanta si è triplicata, secondo quanto afferma
l’organizzazione GRANO, mentre la popolazione mondiale da allora si è soltanto
raddoppiata. Disponiamo di una quantità notevole di cibo, maggiore che in
nessun altro periodo della storia, però se non si dispone di denaro per pagarlo
o per avere accesso alla terra, all’acqua, ai semi…per produrre, non si mangia.
Non si tratta di produrre più cibo, ma solo di ripartire gli alimenti che già
esistono. Ciò che sta fallendo è tutto il modello alimentare, ormai al servizio
di pochissimi interessi privati.
La fame,
sottolineano mezzi di comunicazione e istituzioni internazionali, è il
risultato di fenomeni meteorologici e di conflitti armati. Non solo e non
principalmente, si può aggiungere. Le cause della fame sono politiche e hanno a
che vedere con coloro che controllano le politiche agricole ed alimentari, con
quelli che ne traggono dei vantaggi e nelle cui mani sono concentrati i mezzi
di produzione degli alimenti. Solo così si spiega che paesi come Haiti, che
negli anni ’70 produceva abbastanza riso per nutrire la sua popolazione, è
attualmente uno dei paesi più colpiti dalla fame. A partire dagli anni ’80 e
fino ad oggi, le politiche di liberalizzazione degli scambi commerciali, di
invasione dei suoi mercati con prodotti sovvenzionati delle multinazionali del
Nord venduti a prezzi inferiori ai loro costi di produzione, ecc. hanno
distrutto il suo sistema agricolo, annullato la sua sovranità alimentare e
convertito il paese in uno stato che dipende dagli acquisti di cibo presso
imprese straniere. Non sono stati gli eventi naturali che hanno ridotto Haiti,
come tanti altri paesi, alla fame, ma sono state le politiche.
Nel contesto
attuale di crisi profonda del sistema, i beni comuni vengono trasformati in
nuove fonti di profitti per il capitale. Si intensificano l’accaparramento
delle terre, la privatizzazione dell’acqua, le speculazioni sugli alimenti. In
altre parole, siamo di fronte a ciò che il geografo David Harvey chiama la
accumulazione attraverso l’eliminazione del possesso, l’espropriazione. Ovvero
come diventare ricco privatizzando ciò che era nella disponibilità della maggioranza.
E questi processi continuano ad aumentare le cause della fame, lasciando sempre
più persone prive del diritto di mangiare.
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