“Puoi
andare anche dall’altra parte del mondo,
ma
se non esci da certe stanze della tua mente,
abiterai
sempre nello stesso luogo”.
Anonimo
buddista
L’esperienza di provare a superare la
“stazione” attuale della propria “sosta”
abituale, descritta con semplicità e magistrale efficacia dal passaggio
riportato in calce, si può vivere nel giardino simbolico
di Villa Barbarigo a Valsanzibio
(Galzignano Terme) nel paesaggio incantevole e fiabesco dei Colli
Euganei (PD).
Nel corso di questi anni siamo passati
già diverse volte nei pressi di quella soglia, andando sempre oltre, forse
perché mancava la giusta predisposizione, ingrediente indispensabile per
affrontare certe “esperienze”. Mentre
ora eccoci qui, in una calda giornata di luglio, con le cicale assordanti a
fare da sfondo sonoro, davanti all’ingresso simile a un “antro” incantato.
L’entrata pittoresca suscita subito
curiosità, ma non ci siamo mai informati del “dentro”, così dopo i primi passi
un po’ spersi in cerca della direzione, abbiamo cominciato a seguire la “guida”
su un percorso che “non sei mai dove sai”.
Con la mappa in mano e l'entusiasmo in petto, camminiamo sulla ghiaia delle lee del Giardino, le piante, in alcuni
tratti fitte, altissime e antiche, ci fanno sentire davvero in una diversa
dimensione.
“Nel
mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.”
Questa non è solamente una strofa e in
alcuni casi riaffiora alla mente quando ci troviamo in un posto sconosciuto …
A questo punto quello che dove
affrontare il “viaggiatore”, secondo l'invito di chi ha ideato questo luogo,
San Giorgio Barbarigo, è il Labirinto!
Dunque, abbiamo un'occasione unica,
compiere addirittura un viaggio dentro il viaggio: quello nel Giardino che
diviene il supporto dell'altro dentro sé stessi. Si, perché il labirinto, al di
là del moto giocoso che può suscitare, ha un carattere simbolico. Infatti fra i
seimila arbusti di bosso sempreverde, la maggior parte dei quali hanno quasi
400 anni, siamo stati tratti in inganno dai “trabocchetti”: 6 vicoli ciechi
come i vizi capitali (Gola, Lussuria, Avarizia, Accidia, Ira e Invidia), e
superati quelli, abbiamo rischiato di perdere “la diritta via” nel loop
infinito che rappresenta il settimo vizio capitale, forse il peggiore di tutti,
la Superbia.
Alla fine del percorso, purificati nel
corpo dalla fatica (il percorso misura 1500 m. salvo errori, e sotto il sole
non è uno scherzo uscirne!), e nell'animo dalla riflessione, si arriva al
centro del labirinto dove su una torretta, dall'alto si può finalmente
osservare la realtà del percorso esistenziale compiuto. La vita è veramente
come un labirinto dove devi trovare la retta via.
Usciti dal labirinto, giungiamo alla
Grotta dell'Eremita, un posto speciale per la meditazione.
Proseguiamo rincuorati, ma ad ogni passo
non ci si può sottrarre alle “stazioni” simboliche:
la statua della Salubrità e della
Fecondità;
l'isola dei conigli, elemento di
tradizione molto antica, dove abitano tre tipi di animali: conigli, pesci e
uccelli, a rappresentare i tre domini elementari della terra, dell'acqua e
dell'aria; un luogo tranquillo, ma allo stesso tempo chiuso, isolato appunto;
il Monumento al Tempo.
L'acqua è decisamente predominante nel
Giardino: le peschiere, le fontane delle Insidie e dell'Iride, la fontana delle
Rivelazione, la Fontana della Pila.
Camminiamo leggeri nell'aria che col
sopraggiungere della sera si è raffrescata un po' e passo dopo passo ci
accorgiamo spontaneamente che andiamo in cerca della nostra intima origine, di
quell'essenza che ci è talmente connaturata da non riuscire a coglierla.
“Di un opera d'arte, anche di un luogo,
di un giardino, possiamo sapere molte cose, ma il vero fascino nasce da ciò che
un'opera sa di noi e che possiamo scoprire facendo esperienza di essa”.
Veramente, il giardino di Valsanzibio è
un posto dalle mille scoperte e dai mille significati, e auguriamo a chiunque di poterlo visitare e
lasciarsi guidare, attraverso i suoi spazi e la sua bellezza, a esplorare il
giardino della propria esistenza.
P.S. Solo alla fine, essendo già fuori
dal cancello e con la macchina in moto, sentiamo il richiamo dell'altra vocina,
quella della fame. E dopo mezzora davanti a un bel piatto di bigoli al ragù
d'oca, con una leggera amarezza ci rendiamo conto che quel vizio (la Gola) che
siamo riusciti a superare nel labirinto, richiede un ulteriore sforzo per
essere sconfitto a tavola...
Nessun commento:
Posta un commento