[Nell'immagine: Mario Sampieri, Bosco di betulle]
La betulla "Signora delle foreste", di cui si sono già viste le proprietà e l'impiego in fitoterapia, assume un ruolo simbolico importante per la Tradizione di diversi popoli perché seppure non è altissima (può raggiungere al massimo 25 m. di altezza) e non particolarmente longeva (difficilmente la sua vita media supera il secolo) è considerata l'Albero cosmico dagli sciamani siberiani (probabilmente per il colore bianco argento del tronco, l'aerea luminosità e la resistenza al freddo che le consente di giungere sino al limitare della tundra); mentre dai Celti era considerata l'albero preposto al mese che cominciava col solstizio d'inverno, dunque un albero "aurorale", il primo nella foresta nordica a mettere le fogli insieme con il sambuco. Per questo motivo, nei riti contadini si adoperavano verghe di betulla per scacciare lo spirito del vecchio anno.
Nell'Antica
Roma, durante la cerimonia di insediamento dei Consoli che si svolgeva in
quel periodo, i dodici littori reggevano i fasci che, formati da verghe di
questa pianta, erano gli emblemi del potere coercitivo dei magistrati romani, esplicato
con la pena della fustigazione intesa come purificazione del colpevole, e con
quella della decapitazione. D'altronde nell'Europa dell'Antico Regime si
usavano ancora i suoi rami per sferzare i delinquenti. Essendo un albero di
luce, nel Medioevo venne considerato, forse sulla scia di arcaiche
tradizioni celtiche, simbolo di saggezza. Tant'è vero che la bacchetta dei
maestri di scuola era costituita da ramoscelli di betulla intrecciati. Questo
simbolo "aurorale", beneaugurante e purificatorio, è riscontrabile
dappertutto. Secondo i proverbi russi la betulla è dotata di quattro
poteri: da luce al mondo (con i suoi rami si fanno torce); soffoca le grida (se
ne ricava un catrame con cui venivano spalmate le ruote dei carretti perché non
cigolassero); guarisce le malattie; e infine ha funzione detergente (nei bagni
russi e nelle saune finlandesi ci si fustiga con rami di betulla per accentuare
la traspirazione della pelle).
Tradizionalmente
la sua corteccia era usata per la carta. A primavera, quando era ancora tenera
e zuccherina, serviva da cibo per gli abitanti dell'estremo nord dalla Siberia
alla Kamcatka e alla Groenlandia. Diventata più consistente,
veniva usata per produrre sandali intrecciati o piroghe. Infine la corteccia
vecchia, nerastra e ispessita, era adoperata come copertura per le capanne. Il
giovedì prima della Pentecoste, gli abitanti del villaggio si recavano nei
boschi: intonando canti popolari, componevano ghirlande e abbattevano una
giovane betulla che vestivano con abiti femminili o adornavano di nastri
multicolori. seguiva un banchetto alla fine del quale, la betulla vestita
veniva portata al villaggio e fra danze e canti, piantata in una casa dove
rimaneva fino alla domenica di Pentecoste.
Anche nella
festa slovena del verde Giorgio (23 aprile) si buttava in acqua un
fantoccio di frasche e foglie per propiziare non la pioggi, ma la prosperità
della comunità, la fertilità dei campi, la fecondità del bestiame.
In Svezia
la betulla è il Maggio. Alla vigilia del primo del mese, i
giovani escono di casa, ciascuno con un mazzo di ramoscelli di betulla appena
tagliati, più o meno frondosi. Fanno il giro delle abitazioni col violinista
del villaggio in testa, intonando i canti di Maggio. Il ritornello è una
preghiera per impetrare il bel tempo, un raccolto abbondante e benedizioni
terrestri e spirituali. Uno di loro porta un cestino dove raccoglie i doni, tra
cui delle uova. Se sono accolti con benevolenza, piantano un ramoscello
fronzuto sul tetto o sopra l'uscio della casa.
Un’ultima
curiosità. Tanto, tanto tempo fa l’Irlanda era ricoperta da boschi e foreste,
mentre oggi il paesaggio è nudo, seppur verde; i suoi abitanti per ciò
conoscevano benissimo gli alberi al punto che le lettere del loro alfabeto
(gaelico), le lettere ogham, le fecero derivare proprio dalle iniziali
di alcuni alberi. Prima dell’arrivo dell’alfabeto romano che è quello che si
usa ancora oggi, in Irlanda si scriveva con queste lettere ogham ispirate
al nome degli alberi:
A ailm, pino
B beith*, betulla
C coll, nocciolo
D dair, quercia
E eabhadh, pioppo tremulo
F fearn, ontano
G gort, edera
I íodha, tasso
L luis, sorbo rosso
M muin, rovo
N nion, frassino
O oir, ginestra spinosa
P peith, sambuco nano
R ruis, sambuco
S sail, salice
T teithne, ginestrone
U ur**, erica.
* Cosa interessante che sarebbe da approfondire è che
beith, betulla ha un’assonanza con Bayt
che in arabo classico designa la Casa di Dio, il Tempio, la Ka’ba della Mecca.
**Sempre per
assonanza, in arabo nur designa la
luce e trova l’equivalente nell’ebraico or
Nessun commento:
Posta un commento