“Un sistema il
cui obiettivo fondamentale è di cercare di tratte il massimo profitto dalla
produzione di qualcosa di così indispensabile come il cibo”. Basterebbe questa
affermazione e la coscienza di cosa implica, per imporre una seria riflessione
su cosa mettiamo nel piatto. Il “dio quattrino” corrompe proprio tutto e per
riportare l’attenzione in Italia basterebbe ricordare lo scandalo della “terra
dei fuochi” da cui si è scoperto -dopo, ovviamente- che provenivano molti
ortaggi di “qualità” destinati al consumo quotidiano. La mancanza di scrupoli,
oggi contraddistingue tutti, sia coloro che fanno enormi profitti, sia i consumatori
che inebetiti da una propaganda tanto “rassicurante” quanto ingannevole che
forgia una mentalità sempre più omologata, rinunciano a qualsivoglia critica e
si lasciano imporre il dictat del “mangia e tâs” (mangia e taci).
Sappiamo
che cosa mangiamo?
di Esther Vivas
Se una volta ci
vendevano carne di gatto per coniglio, oggi ci vendono carne di cavallo per
carne di marzo. Sapere che cosa mangiamo è diventata una cosa sempre più
difficile. Il recente scandalo alimentare scatenato dalla scoperta di carne di
cavallo in prodotti nei quali ci sarebbe dovuto essere carne di manzo non fa
che mettere ulteriormente in evidenza questa difficoltà. Cannelloni “La
Cocinera”; hamburger di Eroski; ravioli e tortellini di carne Buitoni, polpette
della Ikea non sono che alcuni dei prodotti che sono stati ritirati dal
mercato. A conferma che noi tutti non abbiamo nessuna idea di quello che
mangiamo.