venerdì 1 dicembre 2017

TRADIZIONE E CIBO - IL RITO RUSSO DI BERE THÈ (II)

  Il rito tradizionale russo di bere il tè
  di Marina Komarova

  (parte II)

 

Con cosa si consuma?

Al contrario delle tradizioni cinesi e giapponesi in Russia si apprezzava, e si apprezza, non solo la qualità della bevanda ma anche con cosa si abbina, cioè una innumerevole scelta di cibi, dolci o salati. In generale possiamo trovare prodotti da forno dolci ma anche torte salate e tartine con prosciutto e formaggio. Come una volta, anche oggi la mattina a colazione il tè viene accompagnato a pane, panini morbidi, ciambelle (simili ai taralli pugliesi), ciambelline con semi di papavero, “kalacì” (pagnotte a forma di lucchetto) o biscotti. Agli inizi del secolo scorso, la domenica o in presenza di ospiti, nelle famiglie borghesi venivano preparate delle torte, mentre nelle case del “intellighenzia” russa si usava servire tartine salate, halvà (un dolce orientale a base di farina di semi oleosi), piccola pasticceria, frutta fresca e secca.
Sulla tavola delle famiglie borghesi, oltre ad un buon tè, si poteva trovare waffel alla nocciola, biscotti francesi o americani confezionati, cioccolatini, mentre i contadini consumavano tè poco costosi aggiungendo nell’infusione foglie di menta, ribes nero, fragoline di bosco o amarena e pezzetti di mela.
Il tè veniva addolcito con confetture dolci di amarena, fragola, mela, rosa canina o con miele, oppure lo bevevano mangiando a piccoli morsi un pezzetto di zucchero. Le confetture si consumavano o spalmandole su fette di pane oppure servite su un piattino con cucchiaino. Lo zucchero nell’Ottocento, non assomigliava affatto a quello semolato di oggi, non era schiarito ed il padrone di casa doveva frantumarlo (il cosiddetto “pan di zucchero”) con particolari pinze; dato che non si poteva sciogliere immediatamente nella tazza, lo si preferiva mordere così che regalasse un prolungato e lento piacere. Nel tè si aggiungeva come oggi, del latte, o della panna, o del “carissimo” limone a fette o a volte rosoli di frutta. 

L’autentico e dimenticato tè russo


Pochi lo sanno che, prima dell’arrivo del tè importato, i russi bevevano il cosiddetto “copòrskij chai”, così chiamato dal paese dove veniva prodotto – Koporje, nei pressi di San Pietroburgo. D’estate in tutta la Russia fiorisce la pianta conosciutissima col nome di Ivan-chai o kiprèi (lat. Epilobium). Nei tempi antichi, dalle sue foglie si produceva una bevanda medicinale assomigliante al tè. Questo “tè russo” veniva largamente esportato in Europa, apprezzato soprattutto dagli inglesi. La sua composizione chimica assomiglia a quello cinese, infatti, contiene ferro, nichel, rame, boro, titanio, magnesio e vitamina C. Grazie a queste proprietà, il copòrskij chai aumenta le immunità, facilità la digestione, l’emopoiesi, aiuta a combattere mal di testa, tensioni nervose, insonnia. Con l’arrivo del “tè estero” la produzione ebbe un brusco calo soprattutto per la forte concorrenza data dalla compagnia delle Indie Orientali. Oggi è possibile reperirlo solo in pochi e sconosciuti villaggi. 

 

Testimonianze dal vivo: il rito di bere il tè nella letteratura classica russa

 

Il consumo di tè ha trovato riverbero nella letteratura classica russa, dalla quale oggi è possibile ricavare come, quando e quanto lo si beveva  nei tempi antichi. È risaputo che al poeta Puškin piacesse bere il tè con il rhum. Nel suo romanzo Evgenij Onegin (1823-31) oltre alla descrizione lirica di una serata alla tavola da tè in casa Làrin, possiamo cogliere una sottile ironia nei confronti di una fanciulla provinciale che versava il tè imitando le eroine dei romanzi inglesi dell’epoca:

Già scendeva il crepuscol della sera:
il samovàr, bollente e scintillante,
sul tavolo, scaldava la teiera
cinese tra il vapore turbinante;
scorre in oscuri rivoli, versato
dalla mano dell’Olga, il profumato
tè nelle tazze; porta in giro e serve
il ragazzo la panna e le conserve.

Nel capitolo Bela del romanzo Eroe del Nostro Tempo (1838-40) di Lermontov, il narratore manifesta  il rallegrarsi per la possibilità di bere un tè come nella propria casa:

Invitai il mio compagno di viaggio a bere un bicchiere di tè, giacché possedevo una teiera di ghisa, unico mio conforto nei viaggi attraverso il Caucaso”.

Apprezzava ed amava il tè Nikolaj Vasil'evič Gogol', ma anche i suoi personaggi non sono da meno: le dame lo prendono con panna (Le memorie di un pazzo , 1834), una possidente provinciale – con rosolio di frutta (Anime morte, 1842), piccoli impiegati di Pietroburgo

“… si sparpagliano per i piccoli appartamenti degli amici per giocare un burrascoso whist, centellinando il tè dai bicchieri con biscotti da pochi soldi …” (Il Cappotto, 1842).

Una descrizione particolare la troviamo nei Demoni (1870-72) di Dostoevskij:

La vecchia portò presto il tè: cioè un enorme bricco d’acqua bollente, una piccola teiera con abbondante tè in fusione, due tazze di pietra a rozzi disegni, del pane bianco ed un’intera scodella di zucchero a scaglie”.

Peculiare la descrizione del ruolo femminile nel distribuire la bevanda in Felicità Domestica (1859) di Tolstoj:

Il tè serale lo servivo io, nel salotto grande, e di nuovo tutti gli abitanti della casa si radunavano attorno alla tavola. Questa riunione solenne al cospetto del samovàr lucente, insieme alla distribuzione dei bicchieri e delle tazze, mi aveva messo per lungo tempo a disagio. Continuavo a sentirmi di non meritare ancora quest’onore, di essere troppo giovane e sventata per aprire il rubinetto di un samovàr così grande, per porre il bicchiere sul vassoio di Nikita e intercalare le parole: “A Pëtr Ivànovič, a Mar’ja Mìnična”, o domandare: “è abbastanza dolce?” e lasciare le schegge di zucchero per la njanja e gli altri domestici”.

Nei racconti di Čechov “intellighenzia” russa spesso prende il tè nelle terrazze estive o all’aperto, mentre la paesana Lipa, ne In fondo al burrone (1899), raccontava usanze popolari:

Io, Iljà Makàryč, son molto ghiotta di marmellata – diceva Lipa. – Me ne sto a sedere in un cantuccio e prendo sempre il tè con la marmellata. Oppure lo prendo insieme con Varvàra Nikolàevna, e lei mi racconta qualche cosa di commovente. Lei ha molta marmellata: quattro barattoli. “Mangia”, dice, “Lipa, non aver soggezione”. (…) Vivono da ricchi. Il tè coi panini bianchi; e anche carne quanta se ne vuole”.

In queste, ed in molte altre descrizioni, i grandi scrittori russi raccontano un rito tipico ed intimo del popolo russo. Mi auguro di aver fatto avvicinare anche voi lettori a comprendere la famosa e misteriosa “anima russa” che potrebbe rivelarsi,  magari, davanti ad una tazza di buon tè.


[Fonte: http://www.artearti.net/magazine/articolo/il-rito-tradizionale-russo-di-bere-il-te/]

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