venerdì 8 dicembre 2017

VOLEMOSE BENE - CONTROLLO DEL CIBO CONTROLLO DEI POPOLI

Un’analisi chiara e documentata sull’origine e l’attuazione delle politiche neomaltusiane. Il ruolo non dichiarato delle sementi OGM.
«Chi controlla il cibo controlla i popoli», ammoniva Kissinger, che fu tra i primi ad intravedere il filo rosso che lega alimentazione e demografia. Ciò ha  portato Engdahl ad osservare che «i programmi per la riduzione della popolazione e per la diffusione delle colture geneticamente modificate facevano parte della stessa strategia ad ampio raggio: una drastica riduzione della popolazione – o genocidio, che dir si voglia – attraverso la sistematica eliminazione di intere etnie, come risultato di un preciso disegno politico criminale, presentato sotto la presentabile etichetta di “soluzione del problema della fame nel mondo”».


Con la reintroduzione del proprio settore primario sotto il controllo del Global Agreement on Tariffs and Trade (Gatt) e poi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), gli Stati Uniti hanno avuto modo di invadere i mercati mondiali con i propri prodotti agricoli. Ciò consentiva non solo di alimentare il business delle multinazionali Usa operanti in questo campo, ma anche di dotare Washington di uno strumento fondamentale per incrementare la propria capacità di controllo sulla demografia mondiale. Si tratta di un vecchio obiettivo strategico, le cui origini si collocano grosso modo nella seconda metà degli anni ’70, quando i Paesi maggiormente industrializzati furono progressivamente investiti da un fenomeno che era stato previsto con largo anticipo dall’economista e demografo francese Alfred Landry. Al termine di una serie di studi comparati, Landry vaticinò che, nel corso degli ultimi decenni del XX Secolo, le nazioni ad alto livello di sviluppo sarebbero state colpite da una fortissima “rivoluzione demografica” in grado di portare i tassi di natalità al di sotto della soglia minima d’emergenza (2 figli per donna, che garantisce il ricambio generazionale). Secondo Landry, la diffusione a macchia d’olio di politiche ispirate ai concetti elaborati dall’economista e demografo britannico Thomas Robert Malthus – che sosteneva la necessità di favorire la diminuzione della popolazione mondiale per via della scarsità delle risorse offerte dalla natura – avrebbe innescato un processo di riduzione demografica difficilmente reversibile, che è stato poi promosso senza badare a spese da svariate fondazioni “filantropiche” (Family Planning, ecc.) di cui quella facente capo alla famiglia Rockefeller rappresenta la punta di diamante. Nel 1952, John D. Rockefeller III fondò il Population Council, un organismo incaricato di incoraggiare una transizione dall’equilibrio della popolazione pre-industriale, dato dalle natalità e mortalità parimenti incontrollate, a quello della popolazione post-industriale, dove il controllo della mortalità avrebbe compensato quello della natalità. La necessità di favorire questa transizione era stata indicata dall’università di Princeton come l’unica soluzione in grado di ridurre la povertà di masse umane ridotte allo stato di sussistenza, ritenuta la causa primaria del sottosviluppo economico del “terzo” e “quarto mondo”.


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