In primavera una volta si cantava "le colline sono in fiore", ma oggi con il massiccio impiego della chimica, tutto si secca; in nome di comodità e progresso, connubbio indissolubile, ci secchiamo pure noi.
Il glifosato è forse il più potente erbicida conosciuto e trova largo impiego in agricoltura dove viene utilizzato per eliminare dal terreno le piante “infestanti” e lasciare il campo “libero”
alle piante che si desiderano coltivare. Così, se prima di seminare il
frumento distribuiamo sul terreno del glifosato, otterremo la scomparsa
di piante “competitrici” e i raccolti saranno migliori.
Tossicità “vegetale”
Sull’erbicida sono stati condotti
numerosi studi tossicologici che ovviamente hanno dimostrato la sua
estrema pericolosità per i vegetali e in pratica la sua immissione nei
vari ecosistemi ha effetti drammatici perché elimina tutti i vegetali e mina alla base la catena alimentare.
C’è anche da dire che una volta immesso nel terreno, si degrada con una certa facilità e dopo non molto tempo perde le sue proprietà tossiche per i vegetali.
Proprio per questi motivi, finora ne è consentito soltanto un uso “mirato”
per diserbare il terreno. Il trattamento pertanto è autorizzato
all’inizio della coltivazione e il pericolo di residui negli alimenti
prodotti è trascurabile o addirittura nullo.
La sua “fitotossicità” consente di “accelerare”
la maturazione delle spighe dei cereali e facilitare i raccolti anche
in condizioni climatiche sfavorevoli. Questo tipo di impiego non è
consentito in Italia per il rischio della persistenza di residui negli
alimenti, mentre lo è in Canada, USA e altri Paesi del globo dove il
calore del sole non è sufficiente per portare ad
essicazione le spighe. Tutto il frumento utilizzato per produrre la
pasta, sia nazionale, sia di importazione, è comunque controllato e non deve contenere residui potenzialmente pericolosi.
Tossicità “animale”
Per quanto riguarda la tossicità nei confronti degli animali e quindi dell’uomo la situazione cambia.
Se prendiamo in considerazione la tossicità acuta,
ovvero la dose che uccide gli animali, essa è molto modesta ed è stata
paragonata a quella di sostanze praticamente innocue. Si tratta però di
paragoni di scarso significato sanitario perché non si tiene conto degli
effetti che si possono avere nel tempo esponendo gli animali e/o l’uomo
al glifosato anche a bassi dosaggi. In tali situazioni di esposizione,
corrispondenti alla tossicità “cronica” o subcronica”,
la situazione è completamente diversa. I risultati di molti studi
dimostrano che vengono indotte alcune alterazioni metaboliche. Sembra
anche che l’esposizione al glifosato interferisce nella riproduzione. Molto acceso e ancora aperto il dibattito tra gli scienziati se il glifosato sia cancerogeno o meno.
Si deve aggiungere che le informazioni sulla tossicità dei “metaboliti” sono incomplete.
L’esposizione diretta
degli animali e/o dell’uomo al Glifosato sembra quindi comportare rischi
forse importanti che non debbono essere assolutamente sottovalutati.
Una prima misura deve essere quella di tutelare i lavoratori agricoli che utilizzano l’erbicida e fare in modo che non siano esposti alla sostanza.
Esiste poi il problema degli animali
selvatici di cui non sempre si tiene in debito conto. In un’area
geografica in cui si impiega il glifosato si toglie il cibo agli erbivori
(dalle lumache alle lepri) e di fatto si corre il rischio di minare
alla base degli ecosistemi. Gli stessi animali potrebbero andare
incontro a patologie che ne possono compromettere l’esistenza.
Il problema è molto serio e non riguarda
soltanto le aree dove viene praticata l’agricoltura intensiva e dove
alle volte si creano dei veri e propri deserti “biologici”,
ma anche nei diserbi di fossi, bordi di strade, tratti ferroviari,
ecc. Si tratta di situazioni esistenti anche nel nostro Paese e poco
conosciute.
Conclusioni
I cittadini sono molto preoccupati della
presenza di residui di glifosato nella pasta o in qualche prodotto da
forno. Come abbiamo visto questo tipo di pericolo si deve considerare
molto modesto o addirittura inesistente. Bisognerebbe invece diffondere
informazioni più precise sui pericoli per i lavoratori che non sono poi così pochi, e soprattutto con l’ambiente.
Il glifosato può essere un utile strumento ma deve essere impiegato con estrema cautela.
Per fare un paragone con il tritolo si può dire che quest’ultimo è
estremamente utile in miniera o per demolire strutture fatiscenti, ma
drammaticamente funesto si utilizzato dai “kamikaze” per compiere attentati.
http://www.sicurezzalimentare.it/vari/glifosato-pericolosita-disinformazione/
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