“Stiamo andando verso una agricoltura senza contadini. E se questi ultimi
spariscono, nelle mani di chi resterà la nostra alimentazione?” La risposta è
scontata, ma paradossalmente la domanda non è retorica! Esther Vivas è una
giornalista spagnola, quindi si rifà alla sua realtà nazionale, ma se ci
pensiamo bene globalizzazione vuol dire distruggere le differenze a “beneficio”
di una massificazione indistinta, un “proletariato post-ideologico” privato di
qualsiasi valore spirituale e sociale, quindi quanto scrive la Vivas si applica
bene a qualsiasi contesto nazionale, soprattutto a quelli, come l’Italia e i
paesi mediterranei, in cui la piccola impresa agricola costituisce ancora e
malgrado tutto, l’asse portante di questo settore produttivo. Trovare le
corrispondenze, coglierne le implicazioni, comprenderne le finalità, forse
potrebbe aiutare a dare dei contenuti a quella risposta che altrimenti rischia
di rimanere solo una protesta “a parole”, senza alcuna seria conseguenza.
Un’agricoltura senza contadini
di Esther Vivas
L’Unione europea
sembra essersi impegnata a far scomparire i piccoli agricoltori. Questa è la
conclusione cui si arriva in base alla riforma della politica agricola comune
(PAC) adottata ultimamente a Bruxelles, e le relative misure che, ancora una
volta, vanno a beneficio di grandi proprietari terrieri e dell’industria agro-alimentare,
e a scapito di quanti effettivamente lavorano e proteggono la terra.